Si comincia da una seduta ipnotica nel corso di cui un veggente riesce ad inviare una prostituta indietro nel tempo una prostituta per scoprire le sue passate esperienze di vita; senza immaginare, però, che questa si impersonifichi in una donna del Medioevo sospettata di essere una strega e la cui esecuzione è prevista all’alba del giorno dopo.
Da qui, il re dei b-movie Roger Corman – poco dopo al servizio delle più famose trasposizioni cinematografiche degli scritti di Edgar Alla Poe – costruisce in bianco e nero, tramite La sopravvissuta (1957), una vicenda di viaggio nel tempo che, al fine evitare che avvenga lano morte della prostituta e la distorsione degli eventi successivi che ne conseguirebbe, vede proprio l’uomo costretto a tornare indietro per convincere la condannata ad accettare di farsi uccidere.
Nel corso di circa settantuno minuti di visione di ipnosi regressiva in un certo senso anticipatori delle atmosfere de La maschera del demonio (1960) di Mario Bava e che, non privi di ironia e comprendenti nel cast Mel”Amarcord”Welles nei panni di un becchino e Dick”Gremlins”Miller in quelli di un lebbroso, vengono proposti su supporto dvd – in versione originale sottotitolata in italiano – da Pulp Video, con trailer e lobby cards nella sezione riservata ai contenuti speciali.
La stessa Pulp Video che arricchisce ulteriormente il proprio catalogo digitale rispolverando un autentico classico della fantascienza originariamente girato in 3D: Destinazione Terra (1953), diretto dal maestro del genere Jack Arnold e che prende il via da quello che, illuminando il cielo, sembrerebbe essere un meteorite infuocato che cade sulla Terra nei pressi di Sand Rock, in Arizona.
Sembrerebbe, giusto, perché, in realtà, si tratta di una navicella spaziale in avaria e i cui mostruosi occupanti, per evitare problemi con gli esseri umani, ancora impreparati a confrontarsi alla loro maggiormente evoluta civiltà, decidono di replicare le sembianze di alcuni cittadini in modo da poter riparare il guasto e ripartire senza generare sospetti.
Quindi, con una coppia di terrestri impegnata a schierarsi dalla loro parte, niente alieni cattivi e interessati alla conquista del pianeta, bensì una affascinante allegoria su celluloide che, non priva di tanto minacciose quanto bizzarre soggettive dei “visitatori”, fornisce una innovativa per l’epoca in cui il film venne girato) riflessione relativa all’odio e ai pregiudizi spesso derivati dal timore nei riguardi di coloro che si presentano diversi.
Con extra comprendenti poster internazionali, galleria fotografica, un elenco di bloopers e trailer originale (pur non essendo quest’ultimo riportato sulla fascetta).
Trailer originale anche a corredo di Alfa Omega – Il principio della fine (1973) di Robert Fuest, regista de L’abominevole Dr. Phibes (1971) e del suo sequel Frustrazione (1972), che è Sinister Film, però, a riscoprire su disco.
Una parabola sul destino dell’umanità atta a beffarsi del progresso della scienza piegandolo alle proprie finalità e che, probabilmente, tentò di cavalcare l’onda del successo riscosso da Il pianeta delle scimmie (1968) e seguiti sia ponendo una sorta di ominide sulla locandina che chiamando Cornelius – proprio come il personaggio di Roddy McDowall – il protagonista interpretato da Jon”Frenzy”Finch, genio riconosciuto della fisica nucleare.
Ma i riferimenti si limitano a questi, in quanto, tra allusioni a serie tv del calibro de Il prigioniero e Avengers e mix di commedia e azione da spy movie a dominare il tutto, si avanza l’inedita ipotesi che il ritorno alle origini potrebbe rappresentare per gli uomini il loro ultimo traguardo.
Perché Cornelius, entrato in possesso di un microfilm contenente la formula del segreto “Final programme”, elaborato dal padre già premio Nobel, viene convinto da un gruppo di scienziati a studiarne le proprietà, scoprendo, insieme alla dottoressa Brunner alias Jenny Runacre, che la formula consentirebbe la creazione in laboratorio dell’individuo perfetto grazie ad un processo di clonazione.
Ed è sempre Sinister Film a recuperare dal dimenticatoio Il cervello di Mr. Soames (1970) di Alan Cooke, produzione Amicus che, qui introdotta da Luigi Cozzi, è, in fin dei conti, una imitazione britannica dell’americano I due mondi di Charlie (1968) di Ralph Nelson.
Uscito nei cinema italiani quasi clandestinamente e, in seguito, quasi scomparso nel nulla, cala il Terence Stamp di Tre passi nel delirio (1968) nel ruolo di John Soames, il quale, nato in stato pressoché comatoso, è tenuto artificialmente in vita, da trent’anni, nell’istituto di ricerca biologica Midland; dove, operato con successo dal dottor Bergen, specialista in interventi al cervello con le fattezze di Robert Vaughn, viene messo in condizione di cominciare ad avere un’esistenza normale.
Infatti, aiutato dagli assistenti della struttura, impara in breve a camminare, mangiare e capire gli altri; anche se, dotato della personalità di un bambino e, quindi, bisognoso di non poco affetto, fugge dalla clinica provocato dalla rigidezza dei metodi del dottor Maitland, ovvero Nigel Davenport, ritrovandosi braccato dalle forze dell’ordine.
Il tutto, al servizio di una intelligente fanta-parabola riguardante l’educazione e la tolleranza, che, fino ad oggi tutt’altro che facilmente reperibile, individua nelle ottime prove sfoggiate dal cast il suo pregio più grande.
Francesco Lomuscio