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Un polo liberaldemocratico per battere il partito delle tasse!

Creato il 21 settembre 2012 da Freeskipper
Un polo liberaldemocratico per battere il partito delle tasse!di Vittorio Feltri. Avviso ai progressisti, in particolare, e in ge­nerale a chi si occupa di politica in questo dannato Paese: dare per spacciato Silvio Berlusconi porta 'sfiga'. Pier Lui non è un gatto, ma ha sette vite. Non so se avete notato: se c’è un funerale, il Cavaliere non è mai il «festeggiato»; al massi­mo, assiste. Giova ricordare ciò che accadde nel 1994. Tutti, an­che molti amici, scommettevano sulla sua sconfitta, poi dovettero ricredersi davanti ai risultati elettorali... Berlusconi è anco­ra qua e, piaccia o no, domina la scena anche quando è dietro le quinte... Il centrodestra ha dei problemi? Il centrosinistra ne ha di più. La situazione è talmente confusa da non consentire a nessuno di pensare che il destino politi­co sia segnato... tornare in campo o rimanere in panchina? La nuova legge elettorale non c’è e si ignora quale sarà: i partiti trattano infruttuosamente da mesi. Si ignora il tipo di alleanze praticabi­li. Nonostante il prodigarsi di Ma­rio Draghi, la finanza europea è piena di incognite, lo spread non si è affatto stabilizzato. L’unica certezza italiana è un fisco da re­cord mondiale, causa principale della recessione. Con queste premesse, sarebbe imprudente anticipare ogni scel­ta. Bisogna intuire ciò che gli frulla in testa. Siamo convinti - ma è solo un’opinione - che egli abbia in ser­bo due progetti.
Primo. Valutare l’opportunità di costituire un Polo di liberalde­mocratici comprendente forze omogenee e interessate a non con­se­gnare il Paese alle sinistre tassa­iole e a confidare nella forza inespressa, e compressa, dell’econo­mia italiana. Un gruppone in gra­do di strappare oltre il 50 per cen­to dei consensi, quindi attrezzato per imporre le riforme all’altra me­tà della luna. Nel caso, Berlusconi non esiterebbe a farsi da parte, appoggiando un candidato premier autorevole e capace più di lui, in questa congiuntura, di aggregare consensi.
Secondo. Qualora l’opzione sommariamente descritta non si concretizzasse, il piano alternati­vo prevederebbe lo stesso Berlu­sconi al timone del Pdl (ammes­so che non muti la denominazio­ne) con l’incarico di condurre la campagna elettorale. Obiettivo: strappare il massimo dei voti possibili per negoziare con altri parti­ti come formare una maggioran­za che non faccia pendere troppo a sinistra la politica negli anni venturi.
Previsioni? Sarebbe azzardato farne. E qui ci riallacciamo alla confusione cui abbiamo accenna­to all’inizio di questo articolo. Non sono i buoni propositi a deter­minare la realtà, ma è la realtà che suggerisce strategie e tattiche. Aspettiamo fiduciosi. E ribadia­mo: chi immagina di poter fare i conti senza il Cavaliere, si illude anche stavolta. La partita è tutta da giocare.

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