Lo so persino io che la moda è solo un gioco, ma c'è qualcuno che può affermare con sufficiente certezza che un abito di jersey verde smeraldo non abbia mai cambiato la vita a nessuno?
Camminava lungo i binari del tram, Ester. Occhi fissi sulle ballerine blu comprate al mercato e passo svelto di chi è senza destinazione. L'abito, un trapezio di shantung giallo limone che era appartenuto a sua madre. Le gambe, caramellate dal sole di luglio e lucide di olio al mallo di noce. I capelli, trattenuti in uno chignon tenuto insieme da sudore e salsedine. La colonna sonora di un vecchio film risuonava immaginaria nella sua testa, leit motiv di un pomeriggio in cui era uscita di casa troppo presto.
Sfrecciava sulla sua moto da enduro Ale. Ci fosse stato almeno un cane cui chiedere una indicazione, pensava. Accecante e illusorio come un miraggio nell'angolo del suo occhio destro, un lampo di colore. Si fermò di scatto e attese che quella libellula gli si avvicinasse. Avrebbe solo voluto chiedergli dov'era l'imbocco dell'autostrada, la via più breve per uscire da quella città che invece non avrebbe mai più lasciato.
Esiste per ogni donna un abito, una gonna di vigogna a pieghe, un prendisole fiorato che ha contribuito a cambiare la loro vita o semplicemente che ha reso indimenticabile un pomeriggio qualunque.
Lo so persino io che la moda è solo un passatempo, ma non ne ho ancora trovato un altro che come questo mi calzi a pennello.