Un post gaio: tutti fuori dall'armadio
Da Miwako
Avrei voluto farlo ieri, ma si sa, il tempo a volte è tiranno e mi è stato proprio impossibile scrivere fino ad ora. Mi aggrego ad un'iniziativa trovata su questo blog, che visito con piacere di tanto in tanto. Parlare di omosessualità in una giornata come il primo dicembre è una cosa seria. Parlare di omosessualità nella giornata mondiale contro l'AIDS porterebbe ad insinuarsi in discorsi sulla disattenzione calata progressivamente su questa malattia, confidando erroneamente nella consapevolezza delle nuove generazioni, porterebbe a scontrarsi amaramente contro un muro di omertà, pregiudizi e blande informazioni. E sinceramente, non so come gestire il tutto, nonostante abbia un'idea molto chiara di come la penso a riguardo, di come possa essere dilaniante affrontare una malattia che distrugge il corpo, l'anima e per cui si viene discriminati, di come possa essere frustrante leggere il giudizio delle persone nei loro occhi, di come possa essere avvilente sentire di non essere liberi di parlarne. Ci sarebbero centinaia di discorsi che potrei fare, centinaia di temi da trattare, idee da analizzare, pensieri da vomitare, postille da aggiungere e digressioni da integrare. Ma non farò niente di tutto ciò, perchè ho deciso di fare coming out.Ho 26 anni, non sono ancora laureata e non so dove mi porterà la vita, o dove io vorrei portare lei. Sono una donna innamorata, una figlia fiera della propria madre, una sorella che non dice abbastanza quanto vuole bene al proprio fratello, una cocca di papà che vorrebbe sapere chi c'è dietro suo padre; non credo nell'amore eterno, se per eterno si intende una relazione convenzionale, biunivoca, monogama che duri fino alla tomba. Credo nell'amore eterno al di là di ogni classificazione. Ho un'idea della vita che ancora non so se sia applicabile ad essa, ho un'idea delle relazioni che taglia ogni catena con il possesso, le etichette, le classificazioni di genere. Non mi piace sentirmi in gabbia e metterci gli altri. Ho dei problemi ad incastrarmi nelle tappe convenzionali della vita, non mi sento la metà di nessuno o un tassello di puzzle da incastrare. Sono, emotivamente parlando, un'egoista part time. Se è qualcosa che sento posso dare la luna, se non lo sento, non sono in grado di dare niente. Perchè non mi si addice, perchè credo sia sbagliato e ingiusto e perchè non riesco ad andare contro me stessa più di tanto. So che non è una cosa di cui vantarsi, che non dev'essere carino sentirselo dire, ma per me non è una motivazione abbastanza forte per fingere di non essere come sono. Sono poco affidabile in termini di puntualità, ma credo che la mia onestà e la sincera dispobilità di cuore bilanci questo mio difetto. Mi piacciono gli uomini. Mi piacciono le donne. Mi piacciono le persone. La bellezza, l'ironia, l'intelligenza,l'attrattiva, la grazia, la sensualità... negli anni mi sono accorta che non hanno sesso,non per me. Vorrei avere dei figli con il mio sorriso, scrivere libri con il mio nome, disegnare abiti con le mie mani, vivere in una casa di legno con un portico e tutta la libertà del mondo. E tutta la libertà del mondo non si trova sul mercato, in qualche libro, in qualche religione, non è qualcosa che si trasmette ereditariamente o che può essere insegnata. Ma si può imparare, questo si. Si può cercare, si può creare e costruire. Ed è questo che voglio. Sentirmi libera di essere chi sono, senza essere giudicata, etichettata come "etero", "lesbica" o "bisessuale", perchè le etichette dovrebbero servire a rendere la comunicazione più veloce ed efficace, non a marchiare a fuoco una persona. Sapete chi è Vivienne Marcheline? E' la FIGLIA di Angelina. Angelina chi? Quella mezza LESBICA che ha fatto "Ragazze interrotte", la MOGLIE di Brad Pitt. Figlia, lesbica, etero, madre, moglie, tutte targhette che si riferiscono ad una stessa cosa: un essere umano. Siamo prima di tutto persone. Il resto, tutte le classifcazioni, le etichette, le valutazioni sono post-it attaccatti in faccia alle persone, che cambiano in base a chi li legge, e tali dovrebbero essere considerati, come parole di comodo che aiutino ad identificare un individuo, ma non dovrebbero diventare l'unica cosa che le descrive, come spesso accade. Perciò con questo post, faccio coming out su chi sono, su cosa voglio e sulle cose in cui credo; perchè quello del coming out dovrebbe essere un concetto ampliato a tutte quelle situazioni di omertà in cui viviamo. Tutti dovremmo fare coming out, uscire dall'armadio, aprire gli occhi, nostri e degli altri, uscire dai pregiudizi, dai moralismi, dal falso perbenismo e dal qualunquismo. Le cose sono scomode fintanto che si sente la necessità di nasconderle. Sfortavevi, sforziamoci di ignorare i pregiudizi degli altri e di non averne noi stessi. La sincerità su chi siamo è l'unica strada per la felicità, che siate etero, gay, bisessuali, genitori, figli, impiegati, banchieri, fruttivendoli, suore, politici, sposati, amanti, dark, emo, bohemienne o punk. Poco importa se questa onestà riguarda gusti sessuali, una malattia, una passione inconfessabile, una doppia vita, se c'è qualcosa che vorreste dire, fatelo, spogliatevi dalla paura del giudizio e dell'accettazione, non è facile e neppure indolore, ma sarà come se quel macigno che ci portiamo appresso da una vita, si fosse sciolto in una cascata di piume che si lasciano trasportare via dal vento, lasciando solo una cosa: Voi.
Ringrazio Amoon per la bella iniziativa
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