Intendiamoci, non è che Un posto nel mondo sia un romanzo scadente, senza niente da dire o che non meriti di essere letto, l’impressione però è che Fabio Volo voglia arrivare ben al di là delle sue possibilità e tirar fuori qualcosa di troppo.
Michele e Federico sono amici fin da bambini ed hanno sempre diviso tutto nella provincia in cui vivono.
Ad un tratto però Federico si accorge che il futuro destinato a lui e a tutti i suoi coetanei è fasullo e che in lui c’è qualcosa di più. Così parte per un viaggio che gli cambierà la vita e soprattutto il modo di vivere.
Nel frattempo Michele conosce Francesca e Federico si innamora di Sophie.
Al ritorno di Federico le vite dei quattro si incrociano e qualcosa sta per succedere anche a Michele, al suo modo di porsi, al suo modo di vedersi e di affrontare il quotidiano: forse Federico aveva ragione.
La prima parte di Un posto nel mondo non è altro che il racconto di una storia d’amore come mille altre, con le sue emozioni, le sensazioni, le nuove aspettative e prospettive.
Con sullo sfondo la voglia di cambiare vita, di ricominciare e l’impressione di meritare qualcosa di più.
Quello che più o meno succede a tutti… di solito a vent’anni, in questo caso a trenta.
Più interessante la seconda parte, con il viaggio e la scoperta di un nuovo sé.
Soltanto che Volo la butta giù talmente estrema che a volte sembra di trovarsi di fronte ad uno di quei volumi di qualche nuova filosofia convinta di cambiare il mondo e che la propria sia la sola verità.
Non che nel libro non ci siano idee condivisibili, è però il modo di porsi che mi sembra un po’ forzato, nonostante il tentativo evidente del protagonista di non esagerare.
Quello che invece è assolutamente funzionale è la struttura narrativa.
Tutta la vicenda viene raccontata dal protagonista nel tempo trascorso in sala d’attesa mentre aspetta la nascita della figlia. Quale momento migliore per riflettere sulla propria vita?