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Un posto sicuro – Francesco Ghiaccio, 2015

Creato il 02 dicembre 2015 da Paolo_ottomano @cinemastino

Luca è nato e cresciuto a Casale Monferrato ma non sa che cosa ha reso tragicamente celebre la sua cittadina negli ultimi decenni: l'Eternit, l'amianto, i tumori provocati agli operai di quella fabbrica e i processi prescritti. Si guadagna da vivere facendo il pagliaccio alle feste, come dice con l'amarezza di chi ha provato a fare l'attore ma ha mollato forse troppo presto.

Eduardo, suo padre, è uno degli operai Eternit e ha appena scoperto di avere un mesoltelioma, conosciuto appunto come il tumore dell'amianto: comincia con una tosse longeva che ti soffoca poco alla volta, conseguenza dell'aria inquinata che tutti i giorni si respirava in fabbrica.

Padre e figlio non si parlano da anni, pur vivendo non lontano l'uno dall'altro, ma la malattia sembra poterli riavvicinare dopo un duro e inevitabile confronto iniziale, che mette a nudo le paure e i pregiudizi di entrambi. Quel posto sicuro che il lavoro di Eduardo avrebbe dovuto garantire alla famiglia, invece, li ha progressivamente allontanati fino a un punto di quasi-non ritorno: tutto quello che possono fare, ora, è vivere il tempo che hanno a disposizione senza ferirsi ancora.

Un posto sicuro – Francesco Ghiaccio, 2015
Un posto sicuro, lasciate da parte la polisemia e l'ironia dell'espressione, racconta una tragedia grigia: è lodevole l'intenzione di comunicare un tipico dramma dell'industrializzazione, non il solo in Italia, ma questa storia rimane sempre sullo stesso livello emotivo. Ci sono due conflitti a riempire la vita del protagonista, quello con il passato - il padre di Luca - e il futuro, la ragazza che potrebbe risvegliarlo dalla sua inerzia. C'è la volontà di esorcizzare un destino che non si può cambiare facendolo rivivere in teatro, sviscerandolo e pensando così di riuscire ad accettarlo. Gli sviluppi di questi scontri, però, paiono troppo lineari, convenzionali, ed è solo in parte riscattato dalle prove degli attori, soprattutto quella di Giorgio Colangeli. Dobbiamo comunque riconoscere anche il talento di Marco D'Amore, che si dimostra preparato ed eclettico, ma non vediamo l'ora di ritrovarlo nella seconda stagione di Gomorra.


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