Un prete pacifista contro il soldato prezzemolino Jane

Creato il 29 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Cosa c’è di più vero dell’affermazione che un grammo di immagine vale più di un chilo di fatti? Nulla. Se l’assessore – leggo dal sito del Comune di Cremona – alle Politiche educative e della famiglia, alle Politiche giovanili e all’Informagiovani, all’Università e alla Formazione professionale, ai Tempi e agli Orari della città, alle Pari opportunità, la dott.ssa Alquati Jane, è ovunque. Non contemporaneamente, s’intende, ma è in ogni dove: conferenze, presentazioni, dibattiti pubblici. Non parliamo di inaugurazioni e tagli di nastri. Ad onor del vero, il suo assessorato è particolarmente attivo, pur prestandosi più di altri a garantire visibilità a chi lo regge. Notevole è comunque, nulla di male, l’attenzione mediatica alla Nostra riservata. Ma una sovraesposizione, se eccessiva, può finire per essere controproducente. Deleteria. E costringere, se stigmatizzata, a risposte piccate e nervose. Come quella data ad un attento e spiritoso lettore di CremonaOggi (Far introdurre a Jane Alquati la lezione di sabato al Cittanova del climatologo Luca Mercalli “è come vedere Gabriella Carlucci che introduce la lectio di Carlo Rubbia”). Nell’occasione l’assessore non ha trovato di meglio che criticare prima di tutto il fatto che tal Zampirone non si sia firmato con nome e cognome, tema sul quale tornerò poi. E in seconda battuta ha ripetuto il classico copione, buono per tutte le stagioni. “Come si può facilmente intuire ero lì a portare il saluto dell’Amministrazione comunale dal momento che sono stata invitata dagli organizzatori che mi hanno pubblicamente ringraziato per aver collaborato a diffondere l’iniziativa nelle scuole cremonesi. Complimenti a Coop Lombardia e WWF per la riuscitissima mattinata al Cittanova”. Provate a levare le parole “Coop Lombardia”, “WWF” e “Cittanova” e potrete utilizzare il discorsino almeno un altro migliaio di volte. Torno, chiudendo, sulla faccenda dell’utilizzo degli pseudonimi: ognuno – per quanto mi riguarda – deve essere liberissimo di usare il nickname che vuole – purché, sia chiaro, non offenda, calunni, diffami – senza essere costretto a sentire qualcuno – magari, perché no?, un assessore – rinfacciarglielo. Eppoi, se persino un premio Nobel ebbe a dire che “Caso è lo pseudonimo di Dio quando non voleva firmare”, perché non possiamo nasconderci dietro un nome noi comuni mortali?

Don Pizzarro


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