«Non ci si salva da soli…le contraddizioni si superano restando insieme nessuno escluso». Soprattutto «in un momento d’incertezza come quello che sta attraversando la società intera». Occorre rifiutare «la cultura della solitudine competitiva» e occorre «non entrare nella spirale della logica della divisione e della ricerca del nemico». Non è un dirigente sindacale che parla. È una donna, Amelia, appartenente alla Comunità parrocchiale San Felice in Pincis di Pomigliano D’Arco. Le ha dato la parola il parroco don Peppino Gambardella. Legge un appello diretto ai segretari generali di Fiom, Fim e Uilm. È la conclusione di un convegno che tutti possono ripercorrere «in streaming» sul sito della parrocchia di San Felice. Un’iniziativa che voleva aprire un dialogo, in una fase di rinnovati accordi separati, soprattutto tra Fim-Cisl e Fiom-Cgil. Però al tavolo parrocchiale siede la Fiom con la segretaria nazionale Francesca Re David, ma invece dell’annunciata dirigente Fim Lina Lucci («convocata a Roma»), c’è il segretario generale della Cisl di Napoli Gian Piero Tipaldi. Il moderatore è un giornalista di «Città Nuova» Carlo Cefaloni.
Il confronto è aperto da un’assai interessante relazione dell’ingegner Ciro Lieto «Un’auto targata “Pomigliano” dall’AlfaSud a Fabbrica Italia». È la storia di un tragitto tortuoso che mette in luce gli abbondanti favori forniti da tutti noi (lo Stato) alla Fiat e i grandi errori produttivi, accanto a glorie scomparse. Come l’orgoglio degli «alfisti», appassionati sostenitori di modelli innovativi che conquistavano i mercati. È la storia di un declino e anche di forti scontri sociali fino alle ultime vicende che hanno visto Pomigliano teatro di un «esperimento» destinato a dilagare. Teso a spaccare i sindacati ed erodere i diritti. È possibile intraprendere una nuova stagione, anche sotto l’assillo di ciò che accadrà nei prossimi mesi, con migliaia di lavoratori dal destino incerto? La risposta che viene dal confronto Fiom-Cisl non è certo rassicurante. Sembrano esserci alcuni punti comuni. Come la richiesta al governo (magari a quello futuro) di adottare finalmente una politica industriale rivolta anche all’ex colosso dell’auto. Rimane, però, un evidente, profondo contrasto strategico. La Cisl punta in sostanza sulla «riduzione del danno», quasi un arrendersi alle voglie di rivincita padronale, in attesa di tempi migliori. «Il diritto costituzionale al lavoro non è esigibile… È necessario tenere i piedi per terra e sperare in un mondo migliore».
La Fiom risponde che un’altra strada è possibile, citando l’esempio di accordi firmati anche dal sindacato di Landini, con la concessione di flessibilità non illimitate. Spiega che forse anche a Pomigliano si potevano conquistare i contratti di solidarietà (come alla tedesca Volkswagen). Re David rammenta il caso della Piaggio dove un referendum ha approvato un accordo non sostenuto dalla Fiom, ma accettato. La partecipazione dei lavoratori alle scelte dei sindacati è la ricetta, per ricostruire (come avvenne nel passato) l’unità. Ma il segretario Cisl non indugia su tale proposta e sottolinea come livelli unitari si mantengano nelle altre categorie e a livello confederale (anche se l’accordo separato sulla produttività dice il contrario). La Fiom è accusata di non volersi «sporcare» le mani, di evitare le trattative. A dire il vero, rimbecca la Re David, è stata la Fim con Federmeccanica a estromettere la Fiom dalle trattative per il rinnovo del contratto.
Un match nullo, insomma. Eppure c’era chi aveva puntato sull’iniziativa di don Peppino. Importanti sindacalisti del passato come i sostenitori del sito «sindacalmente» (Serafino, Dell’Acqua e altri) avevano letto le domande del moderatore e avevano scritto tra l’altro quello che secondo loro i due protagonisti (Fiom e Cisl) avrebbero potuto ammettere: «È poi così impossibile che un responsabile Cisl o Fim possano dichiarare, ad esempio, che… la Fim e la Cisl si sono troppo fidate del cosiddetto gentleman agreement, accordi informali sulla parola, con Sergio Marchionne, pressato dall’indirizzare risorse per la scalata accelerata all’azionariato Chrysler?
È forse impossibile che un rappresentante della Fiom possa, ad esempio, riconoscere che… la Fiom ha visto per tempo la strategia di Marchionne, prima di altri, ma è stata carente nella valutazione del contesto sociale e sindacale, facendosi trascinare, o accettando, il conflitto su un ring rischiosissimo e perdente stante il quadro determinato da milioni di ore di Cig in Fiat e nel Paese?».
Non è andata così. Ma il prete di Pomigliano e la sua comunità non demordono. Viene da chiedersi se esistono realtà diffuse nel Paese con queste sensibilità. E se non potrebbero far sentire la loro voce e aiutare così il mondo del lavoro, gli stessi sindacati.