Ho incontrato stamattina una persona che conosco, una persona che è stata agli arresti domiciliari prima ancora d'aver subito il giudizio di primo grado.
L'ho incontrata cambiata, l'ho vista schiva, titubante, quasi come se preferisse rimanere dietro una colonna nascosta dai passanti, come se preferisse essere dietro tutti così da nascondere il proprio volto. Perché oggigiorno chi ha messo piede in un carcere è giudicato dal popolo sovrano come un delinquente, andando in barba al garantismo su cui si fonda l'Italia e l'Occidente intero.
Il popolo sovrano è una belva assetata di sangue, di condanne.
Il popolo sovrano vorrebbe il patibolo in piazza, per vedere la faccia del malcapitato e potergli sputare addosso e potergli lanciare contro pomodori e insalata.
Questo è quel che ti meriti, sporco delinquente.
Salvo poi apprendere da un trafiletto messo in fondo ad una pagina che in primo, o in secondo, o in terzo grado quel disgraziato è stato assolto. Ma le macchie che quei pomodori gli hanno lasciato addosso nessuno le potrà lavar via.
La sua vita è rovinata, la sua carriera compromessa, la sua credibilità agli occhi degli amici e conoscenti ormai è scomparsa.
La persona che ho incontrato stamattina mi ha impressionato perché le macchie dei pomodori gliele ho viste addosso, e ho anche notato come alcuni dei presenti ammiccassero fra loro riconoscendolo, bisbigliando che lui è quel tizio che è stato ai domiciliari, non che lui è quello che è stato assolto.
Il nocciolo della questione è che lo Stato in questi casi non tutela la vita del cittadino, piuttosto la usa per accrescere la fama personale o per regolare conti in sospeso. Proprio come può fare una professoressa stronza con un alunno che ha fatto un passo falso.
La Camera del Parlamento ha approvato con 187 sì e 180 no l'emendamento della Lega alla legge Comunitaria riguardante la responsabilità civile dei giudici.
L'Anm (il sindacato dei magistrati) è insorto parlando di "evidenti profili di illegittimità costituzionale".
Ma il testo parla chiaro: "chi ha subito un danno ingiusto per effetto di un comportamento, di un atto o di un provvedimento giudiziario posto in essere dal magistrato in violazione manifesta del diritto o con dolo o con colpa grave nell'esercizio delle sue funzioni ovvero per diniego di giustizia può agire contro lo Stato e contro il soggetto riconosciuto colpevole per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e anche di quelli non patrimoniali che derivino dalla privazione della libertà personale".
In tutte le situazioni è possibile ricorrere contro una persona che per un suo errore, voluto o non, ti abbia danneggiato. Tutte le situazioni tranne quando questa persona è un magistrato.
Ecco perché viene chiamata "casta", perché loro sono sempre stati intoccabili, paladini della giustizia e quindi nel giusto per definizione. Carriera progressiva automaticamente e stipendi davvero alti. Appunto, intoccabili.
Questo è un primo passo verso una giustizia davvero giusta, per arginare le scorrerie che avvengono dentro le Procure, per far abbassare la cresta a quei magistrati che si sentono unti dal Signore e magari anche per redimere quei forcaioli da quattro soldi capeggiati da Marco Manetta.