Lo hanno accusato di essere "comunista, ma non troppo", il nostro Francesco De Gregori che il 4 Aprile festeggerà il suo sessantesimo compleanno nonchè i suoi quarant'anni di attività musicale. "Niente a che vedere col circo, nè acrobati nè mangiatori di fuoco", il cantautore romano di strada ne ha fatta parecchia dai giorni in cui si esibiva al Folkstudio di via Garibaldi che, patriottismi a parte, è un pò il nostro Gaslight così come Francesco è un pò il nostro Dylan. Dagli sgabellacci del folk al romanticismo realista di "Rimmel", dal rock incalzante de "L'agnello di Dio" che con la sua prostituta slava finisce per distorcere la nota massima evangelica "Ecco l'agnello di Dio che toglie i peccati nel mondo" con "Ecco l'agnello di Dio chi toglie i peccati nel mondo", le canzoni del nostro cantautore sono acute, secche e non lasciano nulla al caso. E poi, quasi all'improvviso, ecco arrivare la dylaniana "Vai in Africa, Celestino!" in cui l'omonimo personaggio del racconto finisce per trovare in un continente lontano quale l'Africa l'unica via per tagliare i ponti con il suo paese d'origine, con un' Italia "colpita al cuore (...) dove il crimine paga". Un De Gregori, che gioca a fare l'equilibrista, sospeso a metà tra l'attivismo politico e il mondo delle fiabe, tra quell' "Alice" che guarda i gatti e quel canto spassionato ed appassionato di "Viva l'Italia", quell' Italia che sogna di arrivare sulla Luna.
E così, tra citazioni letterarie, canti d'oltreoceano, fiabe romane ed emigranti pezzenti ma non per questo meno innamorati si colloca quell'attivismo instancabile di un artista come De Gregori; pittore di stradordinaria bravura, poeta dal sapore stupendamente italiano e "Principe" del cantautorato italiano. Ma forse il termine "Principe" non gli si addice davvero...è troppo borghese.
"Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai. Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai"
E quale miglior compagno di De Gregori per un viaggio lungo quanto il nostro?