Un proprietario di casa

Creato il 09 novembre 2014 da Olga

Io e la mia amica Ross parlavamo di mode – #govegan e sesso anale –  quando mi viene in mente il mio ex proprietario di casa.  Dicevamo che oggi come oggi Marlon Brando avrebbe dovuto usare l’olio di semi in quella famosa scena di sodomia in Ultimo Tango a Parigi.

Il proprietario di casa della mia ex casa è un pedofilo moralizzatore dal comportamento retto, in Italia. Uno stronzo violentatore o pagatore di tailandesi, quando viaggia. Maschi o femmine. Il mio ex coinquilino sostiene che non sia un pedofilo, ma forse gay. E’ gay. “Se fosse gay sarebbe un criptogay: non lo accetterebbe”.

Dico che è pedofilo perché negli occhi e nel suo comportamento da persona per bene intuisco una vergogna che non riesco a identificare. Ma c’è una vergogna. “Se fosse gay, sarebbe criptogay proprio a causa di questa vergogna omosessuale”.

Il proprietario di casa si chiama Mauro, vive con la madre, è un ingegnere. Non lavora ma gestisce le proprietà della madre. Una donna arcigna. Mauro voleva studiare filosofia ma lei no perché con filosofia non ti fai una famiglia.  A volte fantastico che lei sia morta e che lui si prenda cura del cadavere mentre lo riempie di paglia per farlo mummificare. Lo veste e lo cosparge di olii e di creme alla vitamina E. Di essenza di rosa perché è una donna di una certa. Sa che non deve lavarlo, usa del deodorante per le ascelle che non hanno peli perché la madre è morta vecchia e nel sonno.

Mauro è una persona colta. Conosce a menadito Shakespeare.

E’ alto in tutto un metro e settantadue. Ha 48-49 anni. E’ fatto come sono fatti gli uomini magri che mangiano la pasta a pranzo e a cena, che non danno però molta importanza al cibo. Non se la fanno una cotoletta fritta e unta, né  una tartare di cavallo alla rucola e grana. Né provano il piacere di un bicchiere di vino. Una birretta di ordinanza, a volte, con la migliore amica di sempre. Mauro è fatto come una rana. Ha le guance da rana, le gambe magre e una pancetta accennata ma rotonda e puntuta.

E’ logorroico e ti tiene a parlare di questioni che non sono di nessuna importanza. Io non lo sopporto perché mi costringe ad avere un’opinione su tutto. A volte apro il giornale e cerco di intuire quale debba essere il pensiero dominante, poi lo traduco nelle questioni pratiche che sono la ragione per cui ci parliamo: il gas, il lavandino che perde, la doccia da rifare, i mobili della camera che non arrivano.

Il punto è che Mauro è sempre in casa. Vuoi per fare dei lavori, vuoi perché va di sopra dalla vecchia a pranzo per farle compagnia. Mauro è un bravo uomo, e dopo avere mangiato dalla vecchia lava i piatti. Nella mano rugosa e signorile della vecchia rivede la mano più morbida della madre che adesso se ne sta tutto il giorno stecchita e unta su di un letto a profumare di rosa.

Anche la mano della vecchia profuma di rose, e questo credo che sia per via della crema per le mani che si mette tutte le sere prima di andare a letto. Se ne spalma un po’ sul collo perché odia le rughe del collo. Se ne spalma un po’ sulle mani per farle lisce.

Io molto spesso non ho un’opinione sul rubinetto che perde. Forse è una mia colpa, è una mia responsabilità, ma molto spesso non ne ho un’opinione definita. So che Mauro mi impone di avere delle idee precise sulla questione, e quindi apro il giornale e mi lascio ispirare dall’ultima dichiarazione di Renzi, da una foto di Napolitano.

Se vedo una foto di Napolitano penso che sia vecchio che quindi anche il lavandino che perde è vecchio. “Mauro, il lavandino che perde deve avere delle tubature un po’ agé “ – gli dico – “Non si può spremere queste piante quando non hanno più nulla da dare. Tutto ha una fine.” “Ma questo edificio è stato ristruttarato negli anni ‘80”. “Mauro sai come vanno le cose: magari le tubature le hanno riutilizzate, magari erano più vecchie”.

Se vedo una foto di Renzi che mangia il gelato alla crema dico “ci ho pensato Mauro, i mobili dovrebbero essere colore crema”. Il fatto che prenda una posizione sul colore dei mobili mi rende una persona migliore ai suoi occhi. Per questo poi sceglie mogano.

Lui scambia questa mia assenza di opinione per disinteresse. Lo capisco. Ma non capisco che cosa sia quella vergogna. Forse la madre stecchita in casa. “Non credo sia pedofilo, secondo me va sul serio in Africa per le missioni umanitarie”, sostiene il mio ex coinquilino.

A volte mi sento cattiva per le idee che mi sono fatta del mio ex proprietario di casa, ma dura molto poco e poi provo subito piacere. Il processo dura tanto quanto questa frase.

Non ho ancora capito se Mauro sia un uomo taccagno o no. A volte ha degli eccessi di generosità: vuole ricomprare i mobili, rifare il salotto. Nella mia mente penso solo che tutto questo sarà una grande seccatura. Mauro verrà tutti i giorni a casa a fare delle verifiche.

Un giorno lo trovo in casa che rovista tra le mie cose. Ho una scatola con il nécessaire dei miei segreti: tutte le donne lo hanno. La prende, la sposta. Io sudo. Mi pesa il giudizio morale di Mauro “e se aprisse quella scatola?”

Mauro interviene tra me e il mio ex coinquilino. Questo perché l’altra coinquilina, gelosa del rapporto di fraterna amicizia tra me e il mio coinquilino, gli ha detto che io e G. (il mio ex coinquilino) abbiamo una relazione morbosa. Mauro rivede la sua storia con la madre. La mia ex coinquilina invece vorrebbe vedervi qualcosa.

Quasi come fosse una farsa Mauro decide di fare quello che lui non ha mai avuto il coraggio con la madre. Di lasciarla, andarsene, leggere Hegel in Africa.

Lui ha il potere di decidere delle nostre vite: prima che firmi il contratto di affitto mi dice che me ne devo andare. “Non è per mia volontà, l’ha deciso mia madre”.

Io lo ringrazio e me ne vado.


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