Magazine Poesie
Un contenitore vuoto può accogliere tanti oggetti. Leggeri o pesanti, rossi o verdi, ruvidi o lisci, non fa alcuna differenza. Li accetta senza discernimento.
Nell’angolo più nascosto, aspetta in silenzio che qualcuno abbia bisogno di lui. Poggiato su una mensola di questo mondo stanco, aspetta in silenzio che qualcuno lo faccia sentire importante. Può avere un cuore, un corpo e un viso, un contenitore vuoto, e assorbire tanti umori, tanti sentimenti, tante esperienze, senza mai imparare da loro a crescere. Ad essere pieno soltanto di sé. Dei suoi pensieri, delle sue idee, dei suoi sogni.
Ma non ne è capace e si cancella ogni volta come una lavagna scarabocchiata da estranei, che sono la sua guida, il suo appoggio, la sua forza. Niente gli appartiene davvero, e, quando il vento muta, lui ne segue con lo sguardo assente il soffio cambiando di continuo abito pur di essere pronto alle nuove situazioni.
È un pugno di lucciole la cui luce rimane irrimediabilmente intrappolata tra le dita di una mano che non ne lascia trasparire lo splendore. La mano di un’esile creatura a cui nessuno ha ancora insegnato che non bisogna sempre chiedere permesso per poter intervenire. A cui nessuno ha insegnato che un sospiro sussurrato con personalità risuona più dell’eco di tante urla inutili.