Cullato dal mare
Il giorno prima il vento si era placato del tutto e il vecchio barchino di legno era tornato in riva al suo posto, il pomeriggio stesso aveva gettato le reti in mare. Ma quella mattina era diversa dalle altre, per la prima volta dopo tanti anni il nonno avrebbe avuto un compagno di lavoro, se così si poteva chiamare un giovane osservatore di città, che tanto sapeva di videogiochi e così poco di pesca in mare. Così quella mattina aveva ritardato l'uscita, per aspettare Lorenzo suo nipote, il figlio di sua figlia trasferitasi in città vent'anni prima subito dopo la terza media, poco abituato alle alzatacce mattutine. Così si avviarono, in mano le poche cose necessarie per qualche ora in mare aperto e il salvagente acquistato dal nonno l'ultima volta che si era recato in città. Discesero le ripide scale che portavano alla spiaggetta da cui partivano le barche dei pescatori, che già in lontananza si vedevano rientrare. Lorenzo guardò il nonno preoccupato: -E' troppo tardi vero? -I pesci sono al sicuro nelle reti e aspetteranno, non credi?- disse il nonno strizzandogli l'occhio.
Il nonno spinse in mare la barca e con piccoli e vigorsi colpi presero a solcare il mare, una volta al largo il nonno avviò il piccolo motore. Lorenzo seduto si guardava intorno, gli sembrava di non essersi mai svegliato come se fosse passato senza accorgersi da un sogno all'altro. Per tanto tempo aveva aspettato quel momento, una promessa fatta anni prima e finalmente mantenuta dalla mamma che si era fidata a lasciarlo solo con il nonno. Scacciò l'idea che quella giornata era troppo poco per lui e si concentrò sul viaggio che li avrebbe portati a scoprire cosa c'era nelle reti. Dopo mezz'ora di navigazione il placido motore diesel li porto all'appuntamento. Il nonno gli indicò le reti, riconoscibili dai galleggianti rosa. In realtà a nessun pescatore sarebbe mai venuto in mente di dipingerli di rosa, ma il nonno non era un pescatore qualsiasi pensava con orgoglio Lorenzo. Dalla mamma aveva sentito raccontare di quando da giovane aveva un grosso peschereccio che solcava i mari nel Mediterraneo spingendosi fino ai confini dell'Africa, quasi sfidando i controlli nelle acque internazionali, per ritornare con le casse colme di pesce ancora guizzante. Erano i tempi in cui la pesca permetteva a tutti di vivere dignitosamente e di mandare i figli a studiare in città. Poi pian piano erano andati via tutti ed erano restati solo i più vecchi, quelli che all'odore del mare che riempie di salsedine gli indumenti e le narici, non avevano voluto rinunciare. Il nonno cominciò a salpare le reti con il verricello. Anche quel giorno il mare non lo aveva tradito e aveva riempito le due casse di pesce da portare al mercato all'ingrosso. Lorenzo dava una mano, le piccole mani incerte dentro i grossi guanti del nonno, afferravano i pesci meno vivaci per riporli nelle casse di polistirolo, il nonno afferrava con destrezza i pesci grossi, li liberava dalle reti e li univa agli altri con un lancio corto e preciso. Il nipote lo osservava e all'improvviso domandò: -Verrai allora a vivere con noi in città? Non sei stanco di questa vita? Farai come dice la mamma?- Il nonno sollevò il viso trattenendo un pesce tra le mani, lo sguardo si fece pensieroso e disse: -Vedi, può un pesce vivere fuori dall'acqua?- Lorenzo ci pensò e rispose: -No!
-Ecco- disse ancora sottovoce nel silenzio interrotto solo dallo sciabordio della barca -Non potrei mai vivere senza quest'aria che sa di sale, di pesce, di sudore, fuori da questo mare che mi ha cullato bambino e che cullerà il mio riposo da vecchio. Avviò la barca, il borbottio del motore cadenzava il lento incedere, il sole era ormai alto nel cielo.
(Tutti i diritti riservati. Rosalba 26/09/12)
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