Qualche giorno fa, l’amico Luca appiccica sulla mia bacheca feisbukiana un’immagine, questa:
accompagnandola a queste parole:
Niente, mi piaceva un sacco questa foto. Se hai un ebook da copertinare, magari ci può stare bene.
In pratica, mi ha omaggiato di una copertina di un ebook che non ho ancora nemmeno pensato, titolo compreso.
Però l’immagine si avvicina, concettualmente, a un’ambientazione a cui sto lavorando da un bel pezzo, alla quale ho accennato QUI.
E poi, la cover è troppo bella per far sì che questa fantasia non si realizzi.
Mi piace scrivere, lo sapete. E mi piacciono le sfide. E mi piace la scrittura cesellata e sulla quale l’autore si sofferma e ragiona moltissimo, ma anche quella di getto, come va va. Fatta per gioco.
Entrambe coesistono. Devono, anzi coesistere. Ché qua nessuno si vuole atteggiare a grande autore intoccabile, nonostante le puttanate che ogni tanto si leggono in giro, basate sul pregiudizio misto a una buona dose di nulla.
Proprio l’altra sera sono riuscito a scrivere un racconto che vi regalerò ad Halloween: cinquemila parole in due serate di lavoro, con una lieve riscrittura, giusto per eliminare i refusi e altre imprecisioni.
Così, un divertissement nel quale ho inserito millemila inside joke e riferimenti cinematografici, per farvi un piccolo omaggio.
È una sfida, questa, che secondo me chiunque dovrebbe fare: scrivere di getto, facendo poi leggere il frutto del suo lavoro, perché l’autore è tale solo se il messaggio arriva al lettore.
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E chiariamo due punti fondamentali:
a) sono un autore, ma non mi considero fatto e finito. Sarei pazzo se lo pensassi. Sto sempre a lavorare. Quindi se di me avete un’idea diversa basata solo sul caratteraccio che mi ritrovo, vi invito a ricredervi.
b) sono altresì convinto che il testo perfetto non esista, e che si cresca solo scrivendo (tanto, ammesso di riuscirci) e facendo leggere il proprio lavoro, giammai tenendolo chiuso in cantina e sottoponendolo a un continuo lavoro di cesellatura sulla base di regole che sono sì, buone, ma che vengono puntualmente travisate proprio nell’aspetto fondamentale delle stesse: il guizzo creativo, che è, per sua natura, piegare quelle stesse regole (conoscendole).
Ragion per cui, voglio fare questo giochetto: invertire i passi. Scrivere un racconto avendo già a disposizione la copertina (che suggerisce già un determinato soggetto) e il titolo, che invece suggerisce una precisa atmosfera.
Ci riuscirò?
A scriverlo sicuramente sì. È un racconto, non un problema di fisica teorica.
Che poi il racconto sia anche funzionante e soprattutto gradevole, be’, me lo direte voi, io di sicuro mi impegnerò perché lo sia.
Magari Luca ha inaugurato un nuovo meme. Magari è solo un divertimento di poche sere, quel che è certo è che si deve provare.