Un ragazzo, un cronista

Creato il 27 ottobre 2010 da Liscadpesce

Giovanni Spampinato fu ucciso a 25 anni il 27 Ottobre del 1972, esattamente 38 anni fa…

“Chi è Giovanni Spampinato”? Oggi è ancora difficile rispondere a questa domanda per chi non lo ha conosciuto direttamente. Ma si sono fatti molti passi avanti, se si pensa che fino a pochi anni fa Giovanni era un perfetto sconosciuto. A Ragusa se ne parlava una volta l’anno con commemorazioni retoriche e rituali che spesso illuminavano più i commemoratori che la figura del commemorato. “Povero ragazzo!” dicevano di lui. Lo descrivevano come uno sprovveduto, uno studentello che si era fatto male da solo. A chi cercava di saperne di più, si diceva che era un ragazzo di 25 anni che nel 1972 aveva avuto la disgrazia di essere assassinato all’età di 25 anni, a Ragusa, da un tizio che Giovanni aveva provocato e che uccidendolo si era rovinato la vita. Insomma bisognava compiangere soprattutto l’assassino che aveva reagito a una “provocazione” con sei colpi di pistola. Manco nel leggendario Far West le cose andavano così. Ma molti accettavano quella versione. Solo qualcuno si spingeva a chiedere come aveva fatto Giovanni a provocare il suo assassino. “Scriveva sul giornale che era sospettato di omicidio”, era la risposta. Non si diceva che si trattava di articoli di cronaca scritti da un giornalista, e non di provocazioni. L’immancabile commento era: “Ma chi glielo faceva fare?”. Già, chi glielo faceva fare? Era chiaro fin dall’inizio perché Giovanni scriveva quelle cose. Era evidente. Ma nessuno era disposto ad ammetterlo. Neppure i giudici che condannarono l’assassino vollero ammetterlo.

Soltanto 35 anni dopo, nel 2007 si è cominciato a dire, com’è giusto, che Giovanni non era “un povero ragazzo” che faceva insinuazioni sul conto di qualcuno; che era un bravo giornalista che faceva il suo lavoro con onore, con più professionalità e con più coraggio di altri cronisti; e le cose che scriveva non erano “provocazioni” ma notizie vere, notizie la cui rilevanza e fondatezza ha resistito alla prova del tempo. Quelle  notizie però davano fastidio a personaggi violenti, ad ambienti potenti, ostacolavano carriere, traffici, disegni eversivi, oscuri scambi fra settori pubblici compiacenti e criminalità. Che Giovanni era un giornalista che ha fatto onore alla sua professione lo ha detto nel 2007 la giuria del Premio Saint Vincent di Giornalismo, uno dei più prestigiosi del settore, che ha concesso un premio speciale alla memoria di Giovanni riconoscendo nella sua storia la vicenda di tutti i giornalisti vittime di mafie e terrorismo. Lo ha detto nel 2007 anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Così la bistrattata immagine del “povero ragazzo” è stata riabilitata. Da allora convegni, libri, articoli, interviste, inchieste, tesi di laurea hanno illuminato di nuova luce la figura del cronista di Ragusa, che ha ispirato nuove iniziative, fra le quali “Ossigeno per l’informazione, l’osservatorio della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e dell’Ordine dei Giornalisti sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate.

Ma ancora non si è fatto abbastanza per conoscere Giovanni. Ad esempio, per  conoscere gli articoli che scriveva e le idee che professava. Non si è fatto ancora abbastanza neppure per descrivere e comprendere quelle torbide trame eversive, malavitose e politiche che si intrecciavano nella Sicilia “babba” di quegli anni, le trame che Giovanni aveva messo allo scoperto con le sue inchieste e che probabilmente portano al vero movente del suo assassinio. Non si è fatto abbastanza, infine, per promuovere, sulla tragica morte di Giovanni,  le riflessioni che  una società sana, libera, giusta deve fare ogni volta che viene ucciso un innocente, deve fare a maggior ragione se rimane vittima chi ricopre una funzione di pubblico interesse. E’ l’unico modo con cui una comunità può onorare le vittime innocenti. E’ l’unico modo con cui una comunità può elaborare il lutto collettivo.

Non si è fatto abbastanza, rimane un vuoto da colmare. Perciò noi familiari e vecchi amici di Giovanni abbiamo costituito l’Associazione culturale Giovanni Spampinato (Gio.Spa): per contribuire a colmare questo vuoto. Abbiamo creato questo sito per sostenere il progetto di un centro di documentazione su Giovanni Spampinato, sulla sua vicenda su Ragusa e sulla Sicilia di quegli anni.

Siamo armati di buona volontà e ricchi di buone intenzioni. Puntiamo sul contributo volontario di chi crede in questo progetto che richiederà ore ed ore di lavoro e le più varie competenze. Confidiamo anche nella collaborazione delle istituzioni. Ecco, siamo partiti. Auguriamo buon viaggio a noi stessi e a quanti vorranno unirsi a noi lungo la strada.

Tratto da: http://www.giovannispampinato.it/


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