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Un raid dritto al cuore

Creato il 12 febbraio 2011 da Samilla

UN RAID DRITTO AL CUORE

“ Spacci, sei un terrorista, un assassino? Duccio chi diavolo sei? Cosa fai veramente nella vita?”

“ Abbassa la voce Elettra. Ci stanno guardando tutti!”

Ritraggo la mano dalla sua e, nel farlo, rovescio il resto del cappuccino sul tavolo. Afferro con rabbia il tovagliolo di carta e tampono quella piccola macchia scura. Poi alzo lo sguardo e fisso il mio fidanzato con aria di sfida. Sono stufa delle continue telefonate misteriose ad ogni ora del giorno e le sue scuse non mi bastano più. Ho, fortunatamente escluso l’esistenza di un’altra donna nella sua vita, perché la voce è sempre la stessa e sicuramente maschile. L’idea che possa far parte di qualche banda criminale mi sta avvelenando l’esistenza e il suo silenzio è un lento stillicidio.

“ Non mi importa della gente! Dannazione ho il diritto di sapere chi sei. Condividiamo la stessa casa da un anno ormai e io non ho alcun segreto da nasconderti perché ti ostini a trovare stupide scuse a queste telefonate?”

Si alza, paga il conto davanti la curiosità dei clienti del bar e mi fa cenno di seguirlo. Prendo la borsa e mi incammino con passo talmente veloce dal finire con lo zoppicare. Il mio piede destro non è ancora guarito, dopo la mia stupida caduta di bicicletta. Si volta e sospira chiudendo gli occhi come per voler mettere in ordine un frase che non trova via d’uscita. Apre bocca e squilla il cellulare. Sono tentata di strapparglielo di mano, ma non lo faccio. Duccio non si allontana come fa sempre, anzi, risponde con un secco si al suo interlocutore e riaggancia subito. Cade un silenzio imbarazzante tra di noi. Intorno la vita scorre come ogni giorno, ignara del nostro momento di svolta. Stavolta il mio fidanzato sa che non può inventarmi un’altra scusa. Ora è il momento della verità. Fa freddo eppure mi sembra di sudare dalla tensione.

“ Sono un terrorista…”

Sudo copiosamente, la testa mi martella e la vista mi si annebbia. Sento che mi stringe a sé, non faccio niente per allontanarlo, ma non accolgo neppure il suo abbraccio. Sono un inerme pezzo di legno. Le braccia penzolano dal mio corpo come prive di vita. Penso che avrei preferito essere tradita…forse!

“ Indosso un passamontagna, un giacchetto nero e uso una torcia per vedere nel buio. Mi intrufolo in luoghi privati per lasciare un’impronta del mio passaggio, una scritta sui muri del stesso color rosso sangue che scorre in quei posti maledetti, a volte distruggo computer e postazioni di lavoro con una ferocia inaudita, dettata dalla rabbia. Il mio bottino è spesso troppo magro per le anime che restano a soffrire in nome di una scienza che non esiste”.

Lo guardo confusa. Quell’identikit è simile alla foto che è sul salvaschermo del mio pc. Un ragazzo stringe un beagle tra le braccia. Gli occhi del cane sono impauriti, smarriti e la faccia del suo salvatore nascosta da un passamontagna nero.

“ Sei un Alf?”

“ Si, sono un combattente del Fronte di Liberazione Animale”.

Ricambio la sua stretta con una forza da toglierli quasi il respiro. Non credevo di avere accanto a me uno di quegli angeli neri che rischiano la galera per liberare animali destinati alla vivisezione. Sono così orgogliosa che vorrei urlarlo al mondo intero, ma questa è una questione che dovrà rimanere nascosta e niente mi farà tradire la confessione che Duccio mi ha fatto. Il suo più grande regalo d’amore. (Continua)

Samanta

UN’UMILE DEDICA A LORO:

laverabestia.org



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