di ritorno dal Festival dell'Ascolto di Racale, al capo estremo del tacco d'Italia. Un evento sinceramente originale e molto stimolante, funestato disgraziatamente da una coda d'inverno siberiano inaspettata che mal si sposava con le architetture arcaiche e decadenti di quella parte di Salento: un tempaccio bigio che costringeva i pur volenterosi ascoltatori a stringersi in capannelli battendo i piedi e a sacramentare periodicamente in dialetto stretto contro il vento gelido delle steppe che turbava la concentrazione. Eppure l'idea di mettere per le stradine di un vecchio centro storico 25 scrittori dotati di leggio, tutti all'unisono impegnati a sciorinare con impostazione vocale talvolta comica (si veda il caso di quella del titolare, mai veramente avvezzo alla pratica oratoria), risulta innovativa e interessante: non si trattava solo di espletare un semplice reading, ma di animare un borgo attraverso l'irripetibile musica della letteratura. Appuntamento davvero bello, e molto socializzante (a un certo punto, viste le condizioni climatiche, si formavano gruppi improvvisi di coraggiosi che richiedevano a questo o quello scrittore una lettura ad hoc, ottenendo lo straniante effetto di un giro tra i juke-box letterari). Sicuramente una idea da esportare, magari in primavera o estate!
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di ritorno dal Festival dell'Ascolto di Racale, al capo estremo del tacco d'Italia. Un evento sinceramente originale e molto stimolante, funestato disgraziatamente da una coda d'inverno siberiano inaspettata che mal si sposava con le architetture arcaiche e decadenti di quella parte di Salento: un tempaccio bigio che costringeva i pur volenterosi ascoltatori a stringersi in capannelli battendo i piedi e a sacramentare periodicamente in dialetto stretto contro il vento gelido delle steppe che turbava la concentrazione. Eppure l'idea di mettere per le stradine di un vecchio centro storico 25 scrittori dotati di leggio, tutti all'unisono impegnati a sciorinare con impostazione vocale talvolta comica (si veda il caso di quella del titolare, mai veramente avvezzo alla pratica oratoria), risulta innovativa e interessante: non si trattava solo di espletare un semplice reading, ma di animare un borgo attraverso l'irripetibile musica della letteratura. Appuntamento davvero bello, e molto socializzante (a un certo punto, viste le condizioni climatiche, si formavano gruppi improvvisi di coraggiosi che richiedevano a questo o quello scrittore una lettura ad hoc, ottenendo lo straniante effetto di un giro tra i juke-box letterari). Sicuramente una idea da esportare, magari in primavera o estate!
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