
Silvana Pampanini (interviste romane.net)
Ci lascia l’attrice cinematografica Silvana Pampanini, morta oggi, mercoledì 6 gennaio, presso il Policlinico Agostino Gemelli di Roma, sua città natale (1925), dove era ricoverata da circa due mesi. Donna estremamente sensuale, sguardo penetrante ad acuire quel modo di fare sfrontato ed ironico al contempo, ha rappresentato nell’immediato secondo dopoguerra uno dei primi sex symbol del nostro cinema. Spesso interprete all’interno di pellicole ancora genuinamente popolari, la cui ruspante comicità era mutuata direttamente dal proscenio della rivista, in realtà la Pampanini, grande appassionata di musica (studiò canto, pianoforte e danza), era intenzionata a seguire le orme della zia Rosetta, celebre cantante lirica, tanto da essere decisa a divenire soprano. Ma dopo aver partecipato, nel 1946, al concorso di Miss Italia (venne iscritta dalla sua maestra di canto), dove la vittoria di Rossana Martini venne oscurata da una sorta di ex aequo a furor di popolo in favore dell’attrice romana, per Silvana iniziarono ad aprirsi le porte del cinema, debuttando ne L’apocalisse (1947, Giuseppe Maria Scotese).


Dagli anni Sessanta in poi la Pampanini iniziò a diradare la sua attività cinematografica, spesso preferendo ruoli sul piccolo schermo; fra i pochi film interpretati in questo periodo merita, a mio avviso, di essere ricordato Il Gaucho (1964, Dino Risi), dove risalta un’altra gran bella interpretazione, intensamente autobiografica, dell’attrice romana.
La verace irruenza e la prosperosa fisicità degli esordi, quest’ultima orgogliosamente esibita, riemergono in una gustosa sequenza de Il tassinaro (1983, Alberto Sordi), a cui affido il ricordo di una delle nostre dive più genuine e popolari, espressione di un cinema altrettanto sincero nel suo afflato spontaneo e diretto.