Bellissimo, a mio parere, l’articolo-reportage dal Cairo di Matteo Colombo, apparso oggi sul sito Internet di Studio col titolo “Meno Stato, più Corano“. Mi permetto di riportarne una parte, a mio parere interessante e utile a capire le dinamiche che hanno contribuito a portare al potere i Fratelli Musulmani e il presidente Morsi.
Il cambiamento è iniziato all’inizio anni ’70, quando sono cominciate le liberalizzazioni di Sadat che hanno messo in crisi il modello statalista di Nasser. ma la vera svolta è arrivata negli anni del liberismo dittatoriale di Mubarak. Ad arricchirsi non sono stati soltanto gli uomini d’affari vicini al regime, ma anche i piccoli imprenditori che provenivano dalle classi più povere. In Italia si direbbe che erano “il popolo delle partite iva” e le somiglianze tra gli imprenditori islamisti egiziani ed i nostri degli anni ’80 sono davvero tante.
Come i colleghi italiani, anche loro erano persone nate in famiglie povere, gente abituata a lavorare molto e ad arricchirsi nonostante lo Stato e l’establishment economico. Questi egiziani semplici e generalmente conservatori non vedevano di buon occhio la classe dirigente statale, considerata troppo autoreferenziale e lontana dalla loro visione del mondo.
Negli anni successivi gli imprenditori sono cresciuti economicamente, senza però quasi mai riuscire a far parte del gruppo degli industriali più importanti del Paese, come invece è successo in Turchia, anche a causa dell’inflazione e del sistema dittatoriale. La maggior parte di loro sono rimasti poco più che artigiani, negozianti o professionisti, che lavorano in proprio e guadagnano abbastanza per vivere in modo dignitoso. C’è però anche chi è stato più fortunato e ha saputo creare industrie di medie dimensioni che si sono diffuse su tutto il territorio egiziano.
Sono persone come queste che hanno determinato il successo dei Fratelli Musulmani alle elezioni. Non è un caso che il movimento Libertà e Giustizia, oltre a volere la shari’a (la legge islamica NdR) sia il partito che chiede tasse più basse e meno burocrazia. Sono, infatti, questi imprenditori a finanziare buona parte delle donazioni e delle attività caritatevoli gestite dai Fratelli Musulmani, generando un flusso di denaro che spesso si traduce in consenso elettorale per il partito tra le classi più povere.
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