
Una piccola storia inutile. Dopo aver passato una mattinata tranquilla ad ascoltare il vento ululare e la pioggia cadere orizzontale, questo pomeriggio ho deciso di uscire, almeno per fare due foto al campus universitario in cui risiedo ora. De Uithof non offre molti spunti fotografici, però era un modo per uscire dl guscio del mio appartamento e prendere una boccata d'aria. I palazzoni non hanno nulla da invidiare alle costruzioni più avveniristiche, e anche la biblioteca, un cubo nero lucente, non è bella da guardare (di certo è molto meglio l'interno... e colpisce la differenza con le biblioteche italiane. A cominciare dal servizio totalmente informatizzato di prestito, richiesta, eccetera - ma era così anche a Dijon anni fa, quindi. Per finire con l'orario di apertura, per cui d'ora in avanti mi sarà difficile parlare di orario di apertura in Italia, semmai orario di chiusura...).
Essendo un bel pomeriggio, ho deciso di prendere un autobus e recarmi in centro, almeno per fare due passi e visitare meglio la città (che per ora ho visto molto poco e solamente la zona del dipartimento di filosofia, i pochi passi che ho fatto col professore e la passeggiata per rientrare a casa un pomeriggio). Utrecht è una città mediamente grande, ma con un centro tutto sommato piccolino e, anche se non è che abbia visto molto, niente di particolare da vedere. Dovrebbe essere la città delle chiese, ma ha molto da invidiare all'abbondanza italiana! Lo stile è quello nederlandese: tantissime biciclette parcheggiate ovunque, canali, case in mattoni con i tetti spioventi e via dicendo. Non oso dire una piccola Amsterdam, però: è eccessivo.Come in ogni città che si rispetti, il nucleo centrale è chiuso al traffico e affollatissimo di persone che fanno compere, mangiano qualcosa o semplicemente due passi. E' normale, infatti, che il centro sia chiuso alle automobili, ed è normale che tale divieto favorisca il passeggio e migliori la qualità della vita. La pedonalizzazione, infatti, va di pari passo con la civiltà di una città, ed è piacevole farsi trasportare dalla folla senza una meta, consapevoli di non incorrere in alcun pericolo.
Sono anche stato in un negozio medio-orientale (niente a che vedere con i bazar di Istanbul), però aveva mille spezie diverse in pacchettini di plastica. Dalle spezie comuni, a quelle più stravaganti. E tantissimi prodotti in salamoia pronti per essere consumati. Ho preso il necessario per farmi un'ottima carbonara... E ho comprato anche il sale: alla mia pasta mancava ancora qualcosa!Si gira tantissimo in bici o in autobus. Qualcuno, tuttavia, usa il motorino. E nessuno indossa mai il casco, benché la guida non sia delle più sicure. Un tizio è finito col motorino contro un cancello di lavori in corso, stessa scena di quando il piccione di turno non vedendo il vetro viene a sbattere contro la finestra di casa vostra. O quando ci si scapoccia contro uno specchio. Non mi sono messo a ridere per non fare la figura dell'italiano, capirete...

Tra le cose che saltano subito agli occhi, oltre alle biciclette parcheg -giate ovunque (e alcune riverse per terra a causa del vento fortissimo), le finestre senza tapparelle dentro cui ogni passante può guardare tranquillamente, proprie di una cultura protestante che non ha nulla da nascondere; o, ancora, la comune conoscenza dell'inglese: anche l'accattone che mi chiedeva qualche spicciolo, quando ha capito che non comprendevo il nederlandese, ha cercato di dialogare in inglese.Al di là di questo, il centro è molto animato, anche se non offre particolari cose da vedere, tenendo conto che anche la sala in cui si firmò la pace di Utrecht oggi era chiusa al pubblico. Oltre ai canali, ai negozi, alle case in muratura c'è poco altro.
Certo è che non posso giudicare da un primo giro e basta, mi riserverò di dare un giudizio definitivo quando avrò preso maggiore dimestichezza con la città e quando avrò visitato anche i quartieri residenziali.

[dopo l'erasmus a Dijon]





