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Un salame per Statuto

Creato il 28 marzo 2011 da Patuasia

Riceviamo dal signor Gian Carlo Borluzzi e volentieri pubblichiamo.

Lo Statuto regionale indica le competenze della Valle e il suo rapporto con lo Stato;  alla nostra regione viene giustamente riconosciuta  un’autonomia amministrativa figlia delle problematiche montane. Questo Statuto ha visto la luce nel lontanissimo 1948 e rispetto ad allora  la Valle è completamente cambiata: lo Statuto dovrà quindi adeguarsi alla nuova realtà, non essendo i residenti a doversi conformare ai superatissimi contenuti, manifesti o sottintesi, di tale ferrovecchio. L’Union Valdôtaine, spalleggiata da sudditi in costante quanto utilitaristico incremento, vorrebbe perpetuare sine die questo Statuto,  divenuto il supporto per quella dissociazione dalla realtà che è il suo goffo presupposto esistenziale. Da qui il culto rossonero per tale Statuto, ma culto con qualche amnesia perché l’UV dimostra nel seguente caso di ritenerlo un salame tagliabile a fette, alcune delle quali eliminabili se fa comodo. Mi riferisco all’articolo 24 dello Statuto valdostano che testualmente recita: “I consiglieri regionali non possono essere perseguiti per le opinioni espresse o i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”. Ciò premesso, va ricordato che in una pomposa conferenza stampa è stata annunciata una querela nei confronti del consigliere regionale, dottor Enrico Tibaldi, che nel PdL ha assunto una posizione critica nei confronti dei colleghi, i ragionieri Massimo Lattanzi e Anacleto Benin e il signor Alberto Zucchi, a causa della loro perenne  quanto manifesta arrendevolezza nei confronti del partito di maggioranza relativa locale. Ma tale querela riguarda i contenuti di una interrogazione a risposta immediata del 9 marzo scorso e quindi, senza manco entrare nel merito, l’articolo 24 si pone quale scudo per il consigliere in questione che, nella sua pregressa attività in Consiglio, già fu oggetto di querele che ovviamente non ebbero seguito. Enrico Tibaldi può dormire sonni tranquilli, ma l’Union Valdôtaine in generale, per il suo ruolo di dominus attribuitale dal servilismo politico dentro e fuori il Consiglio, e Alberto Cerise in particolare, quale presidente dell’assemblea regionale, avrebbero dovuto far mediaticamente rilevare la prevalenza dei contenuti dell’articolo 24 nel contesto della dinamica qui evidenziata. Silenzio tombale invece, anche se per l’UV si trattava di difendere effettivamente sul campo non solo un consigliere regionale, ma un dettato del “suo” Statuto,  prepaleolitico certo, ma vigente e comunque attualissimo nella difesa della libertà di opinioni contenuta nel suo articolo 24. Per l’UV lo Statuto è un salame di cui si possono  eliminare le fette che non riguardano la talebanica imposizione dello studio del  francese anche a chi preferisce altre e ben più utili scelte, specialmente nel caso in cui le parole spese andrebbero a favore di chi milita nel PdL, ma non si riconosce nelle posizioni di Benin, Lattanzi e Zucchi, terna che in Consiglio regionale prende iniziative solo nella misura in cui sono gradite al padrone rossonero.


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