Di: William Shakespeare
Regia: Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani
Produzione: Teatridithalia
La stagione teatrale si è aperta qualche settimana fa con i vincitori del Festival del Teatro amatoriale e la loro divertente interpretazione de Taxi a due piazze. L’entusiasmo per l’incipiente nuova stagione si è tuttavia parzialmente raffreddato al tardivo apparire del programma 2011-12 del carnet Invito a Teatro, cui siamo affezionati da qualche anno e che ci ha regalato molte piacevoli serate a prezzi ragionevoli: tanto Pirandello, troppo Shakespeare e cartelloni che sfiorano la fotocopia della precedente stagione ci hanno fatto titubare un bel po’.
A convincerci è stata la scoperta del ritorno in scena de Il Racconto d’inverno che l’anno scorso perdemmo essendoci sciaguratamente giocati le nostre carte (o meglio il nostro carnet) su Il Natale di Harry. La cosa buffa è che il luogo di questa riscoperta sia stato un poco istituzionale spogliatoio di una palestra, e il fitto chiacchiericcio di casalinghe forse annoiate ma non troppo disperate, il più efficace passaparola. E così ci siamo ritrovati gaudenti, seduti in platea e prontissimi a condividere con voi gioie e dolori dei nostri divertissement culturali.
La prima sorpresa è stata scoprire che la ventilata occupazione delle file davanti alla nostra defilatissima e angolatissima posizione (alla biglietteria hanno giurato e spergiurato su Bibbia ed altri sacri testi che non ci fosse niente di meglio, sigh) fosse una bufala (possibile che ben 5 file intere e consecutive vengano disdettate nella stessa serata?!? E qui formuliamo richiesta alle maschere di accompagnare l’offerta di poltrone a ridosso del palco con più credibili bugie così che gli attori non si ritrovino a recitare davanti ad una sala con zone completamente deserte come dopo un bombardamento…). Ma la cosa più gradita e inaspettata è stata vedere una recitazione dotata di ritmo e velocità tali da consentire la messa in scena di un’opera di non breve, e piuttosto articolata, durata in sole 2 ore e 15 minuti.
E’ Shakespeare direte voi, è normale ed avete ragione; ma dovete pensare che la scorsa stagione abbiamo avuto la ventura di scottarci con Il Mercante di Venezia allestito da Ronconi che con il suo infinito slow motion ha indotto ampia parte del pubblico ad una fuga anticipata alla prima accensione delle luci a metà spettacolo.
Più controversi i giudizi sulla scelta di allestire i primi atti dedicati alla tragedia alla maniera antica (costumi ma non solo), mentre gli ultimi riservati alla commedia con stile ben più moderno e con richiami a tempi successivi, anche se a chi scrive l’effetto è sembrato riuscito. L’opera è una favola senza tempo così come i temi trattati, che son molti e di non poco conto: si spazia dalla gelosia, alla cieca tirannia e ad i suoi devastanti effetti, sino alla insulsa misoginia ostentata da (quasi) tutti i personaggi maschili, che certo non escono proprio vincenti dalla scena. Merita di essere visto o, per chi avesse già avuto la fortuna durante la scorsa stagione, di un secondo passaggio.
Fino al 13 Novembre 2011 a Milano, Teatro Elfo Puccini, Corso Buenos Aires 33. www.elfo.org