Carlo Monni Firenze
Bruttissima notizia. Quella della morte di Carlo Monni che, dopo una lunga malattia (era ricoverato da una ventina di giorni per un male incurabile) ci ha appena lasciato. Se ne va con lui tanto, tantissimo. Molto per fortuna resta, indelebile. Ripropongo la bella intervista a Carlo Monnidi Andrea Scanzi, uscita sul suo blog tempo fa.
Capita spesso a Firenze di incontrare Carlo Monni, i più vecchi lo hanno conosciuto con Benigni (altri tempi, altro Benigni), i più giovani con Ceccherini e Paci. Il suo luogo d’elezione è proprio la Cascine, dove -intervistato- fa una bella panoramica sulla storia del cinema e della comicità toscana.
Meravigliosa la testimonianza sul Benigni di Non ci resta che piangere che esce dall’intervista “Lui e Troisi si fecero pagare anticipatamente per la sceneggiatura. Dissero che avevano bisogno di viaggiare per scrivere. Tre mesi in montagna: ‘No, niente’. Tre mesi all’Argentario: ‘Macchè’. Tre mesi in campagna: ‘Nulla’. E giù, soldi. Poi tornarono dai produttori e dissero: ‘Ci sono due che si perdono e incontrano Colombo’. Fine della sceneggiatura”.
“Le riprese da piegarsi dal ridere. Ad esempio quando Troisi, in chiesa, dice ‘Sì sì, ho capito’ alla Sandrelli. Si svegliavano e decidevano sul momento. La Parisina (Lidia Venturini) faceva la mi’ mamma (Monni era Vitellozzo). Mi implorava: ‘Tu sai nulla?’. Attrice di teatro, abituata ai copioni. Rispondevo che gli sceneggiatori erano quei due lì. Lei scrollava la testa: ‘Mammina mia’’”.
L’intervista però leggetevela tutta che vi regala delle vere perle, vi lascio solo la conclusione. “Adesso scrivo un’opera rock e smetto. Intanto ringrazio Dio di non avermi dato troppo successo. Fuori dalla Toscana sanno una sega chi è Carlo Monni, ma va bene così. Godo più alla Festa dell’Unità di Poggibonsi che al Metropolitan”.
L’intervista completa sul sito di Andrea Scanzi.