Lei, vittima di un incidente sul lavoro che le provoca l'amputazione di entrambe le gambe all'altezza del ginocchio , lo chiama.
Comincia così una relazione particolare tra questi due emarginati ( per motivi diversi) dalla società.
Tratto da una raccolta di racconti ( "Ruggine ed ossa" di Craig Davidson) Un sapore di ruggine e ossa rappresenta il ritorno al cinema di Jacques Audiard dopo Il profeta, film che qui sul mio ramo d'albero ha un altarino a lui dedicato.
Erano in molti ( e io tra loro ) ad aspettare Audiard al varco dopo un film enorme come il precedente.
Se Un sapore di ruggine e ossa era da considerare un esame per il cineasta francese , beh possiamo dire che lo ha superato a pieni voti.
Audiard rischia parecchio raccontando una storia di solitudini che si incontrano ( o meglio che si scontrano) virando poi al melodramma, genere rischiosissimo se non trattato con grande perizia.
Il rischio della retorica e dell'eccesso sono dietro l'angolo, così come quello della caricatura in un tipo di cinema basato soprattutto su sentimenti e reazioni emotive.
Il regista francese adatta il suo stile robusto a una storia di due anime sole in cerca di riscatto.
Alì è l'anima arrugginita, quasi incapace di provare sentimenti, schietto e genuino, forse anche troppo. Tutto quello che ha nel cuore lo esprime. Stephanie invece deve fare pace con se stessa, con le sue ossa mancanti cioè con la sua nuova condizione anatomica prima di riaffacciarsi di nuovo alla vita.
E Alì è una cura eccellente al suo male di vivere perchè è l'unico che non manifesta compassione o comprensione per lei e per il suo handicap fisico acquisito.
In questo somiglia abbastanza a Driss l'armadio d'ebano che in Quasi amici si ritrovava a fare da badante a Philippe ,un miliardario tetraplegico, che si sentiva gratificato proprio perchè l'altro non badava al suo "piccolo" problema.
E questo fa intuire ancora una volta quale sia la vera ossessione nel cinema di Audiard: il linguaggio e la difficoltà di comunicazione.Se in Sulle mie labbra per la Devos l' handicap uditivo diventava quasi un punto di forza, se in Tutti i battiti del mio cuore il gangster di mezza tacca Romain Duris trovava modo di esprimersi solo attraverso la musica nel rapporto criptico con la sua maestra cinese di pianoforte che non parlava una parola di francese ,se ne Il profeta la lingua era una barriera che poteva determinare la vita e la morte delle persone, in Un sapore di ruggine e ossa Stephanie e Alì pur parlando linguaggi assai diversi , riescono a trovarsi fondamentalmente attraverso i loro incontri sessuali ( parola d'ordine l'sms " Opé?" ). E questo fondamentalmente perchè Alì riesce a esprimersi quasi solamente con il proprio corpo.
Quel corpo che ora manca a Stephanie. Il corpo di Alì al quale si aggrappa come se fosse un prolungamento del proprio.
E'assai esplicativa la scena muta in cui la ragazza nell'acquario si trova a "dialogare" con un'enorme orca che risponde ai suoi comandi, oppure anche quella in cui lei mima tutti i movimenti che eseguiva durante il suo spettacolo .
Il primo passo per tornare a sentirsi viva.
Se per la Cotillard questo film è una conferma , sorprende in positivo la prova dell'attore belga Matthias Shoenhaerts, una specie di bisonte ipermuscolato però incredibilmente a suo agio anche nelle parti di recitazione pura.
Un sapore di ruggine e ossa è un melodramma scarnificato, di prorompente fisicità in cui due anime perdute si avvieranno ( forse) sulla strada del riscatto.
Una delle migliori visioni dell'anno, inspiegabilmente uscito a mani vuote da Cannes.
(VOTO : 8,5 / 10 )
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