Khodorkovskij ha subito due successivi processi. Nel primo, la pena era di otto anni, ma nel 2005 la corte ha deciso che il condannato sarebbe dovuto rimanere in carcere 6 anni in più rispetto alla prima sentenza. Insieme al capo della Yukos, sono stati imprigionati il suo socio Platon Lebedev e altri membri dello staff per un totale di 32 persone.
Noi abbiamo conosciuto i genitori del magnate russo, Marina Filippovna e Boris Moiseevich, che ci hanno accolto nella scuola per orfani e bambini coinvolti in attentati terroristici (vi ricordate la strage di Beslan?) che gestiscono dal giorno dell’arresto del figlio. Dopo un giro della struttura, ci hanno fatto sedere in una saletta e ci hanno offerto un tè, un English Breakfast, il mio primo tè a Mosca.
A parlare è stata soprattutto Marina (vedi foto) che ha raccontato come il figlio vive in prigione (può fare una telefonata di 15 minuti ogni sabato per parlare con genitori, figli, famiglia; possono andarlo a trovare una volta ogni due mesi e ora, per fortuna è stato trasferito in un carcere più “vicino” a Mosca rispetto alla precedente cella a Čita, oltre 6000 km dalla capitale), e dell’importanza della pressione internazionale perché solo così Mikhail rimarrà in vita.
Secondo i genitori non sarà facile rivedere Mikhail Khodorkovskij di nuovo libero. Speravano in un’azione dell’ormai ex presidente russo, Dimitry Medvedev, esponente dell’area più liberare del partito di Putin, ma non ci sono stati risultati. Almeno finora. Lunedì il Cremlino ha annunciato una verifica sulla validità della sentenza del caso Khodorkovskij. Il comunicato spiega che la decisione è la conseguenza dell’ incontro del 20 febbraio con l’opposizione.
Chissà…