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Si inizia con la cronaca. Ci può stare. In una regione martoriata dalla criminalità è pure normale. E poi, proprio il giorno prima c’era stata l’operazione “Crimine 2”. Si continua su quel filone. Per cui, in rapida successione: il rapporto della Direzione nazionale antimafia che assegna alla ’ndrangheta il primato nella classifica delle associazioni criminali; il sequestro di beni per un valore di 40 milioni di euro, effettuato tra Calabria, Basilicata, Lazio e Toscana; gli spari contro la segreteria politica di Salvatore Magarò, presidente della Commissione regionale antimafia e l’intimidazione al consigliere regionale Gianni Nucera. Completano il quadro della “nera”, gli aggiornamenti sulla scomparsa di Maria Pelaia a Serra San Bruno.
Grande risalto per la firma del protocollo di legalità sottoscritto tra Anas e prefettura di Reggio Calabria per la prevenzione dei tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata nei lavori riguardanti il VI macrolotto della A3 (tratto compreso tra Scilla e Villa San Giovanni). Poi, la presentazione a Catanzaro del rapporto dell’Unicef sull’adolescenza e il consiglio provinciale aperto, tenuto a Cosenza per la presentazione del progetto di istituzione della facoltà di Medicina. A Cirò Marina, invece, il progetto presentato (“Io denuncio”) riguarda l’educazione alla legalità. Ma si “presenta” anche nella sede del consiglio regionale, dove Candeloro Imbalzano illustra la sua proposta di legge per l’istituzione di un Centro regionale per il sangue. Il disegno di legge sulle “quote rosa” andrà invece in votazione la settimana prossima. Le notizie di politica finiscono qua. Si chiude con lo spettacolo: il Jazzmin della “Sosta” di Villa San Giovanni, con l’intervista al mitico Mimmo Pitasi, e la “Compagnia del sorriso” che al teatro rendano mette in scena la commedia “Nobili e Povaromi”.
Il telegiornale è finito. Forse sono i miei interessi a non essere in sintonia con la linea editoriale della testata giornalistica regionale. Ma l’impressione è che sia la notizia a trovare il giornalista, non viceversa. Quasi che la redazione si limiti a svolgere il compitino senza “osare”, senza “ricercare” le informazioni. Colpisce il taglio “istituzionale”, ma se le notizie di politica si riducono alle note per la stampa preparate dalle segreterie, al fatto compiuto che non spiega le dinamiche e i retroscena (senza per questo diventare morbosi), il solco tra cittadino comune e istituzioni è fatalmente destinato ad allargarsi.
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