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Un tempo da sogno tra Francia e Argentina

Creato il 21 novembre 2012 da Rightrugby
Un tempo da sogno tra Francia e Argentina C'erano diversi Test Match interessanti per svariati motivi nel weekend scorso: fatta eccezione ovviamente per la prova Azzurra, erano fondamentalente quattro, e tutti hanno avuto esiti interessanti. Galles - Samoa di cui abbiamo già detto è stato il risultato più sorprendente.  Scozia-Sudafrica (10-21, una meta del mediano di rincalzo Pyrgos contro due di Adriaan Strauss) è stato una conferma, affidabilità di Pat Lambie (11 punti) inclusa, e di questi tempi di (ri)costruzione, scusate se è poco. Inghilterra-Australia , un combattuto 14-20 fatto di una meta per parte (concessa con generosità dal Tmo quella di Manu Tuilagi, esplosiva quella di Cummins) e 14 punti al piede di Berrick Barnes contro nove di Toby Flood: sempre sull'ottovolante coi Wallabies. Un risultato fondamentale in so many ways: tour australiano dei Lions alle porte, espugnata Twickenham dove si terrà la finale del prossimo Mondiale. Ambedue i risultati confermano il trend favorevole alle australi del weekend.
In controtendenza è la partita Francia-Argentina, coi Bleus che si confermano  unica Boreale con obiettivi di alto livello e in grado di affermarli e  su questa garaci focalizziamo.
Trattasi di partita già particolarmente tesa prima di scendere in campo, Los Pumas infatti sono per la Francia quello che i Galletti rappresentano per gli All Blacks: la Bestia Nera. Non tanto storica (in 47 incontri dal 1949 a oggi, si contano 34 vittorie per Les Bleus, 12 per Los Pumas e un pareggio), quanto nel nuovo Millennio: otto vittorie argentine su tredici incontri, con colpi fatali come la striscia di quattro vittorie tra 2002 e 2004 o le due in fila ai Mondiali 2007 in terra di Francia. Motivo: è una sfida "tra francesi", dato che gran parte dei Pumas militano nel Top14; ma è anche una sfida pienamente latina tra rugby per certi versi simili, fatti di potenza e tecnica sopraffina davanti, di creativa esplosività e dominio dei fondamentali individuali dietro.
Questa partita segna una piccola svolta: per la prima volta dopo l'altalena di risultati post 2007, ora favorevoli all'una ora all'altra, la Francia è  riuscita a inanellare due vittorie in fila. A Lille nell'estremo nord franco poco rugbyzzato, batte l'Argentina con un deciso 39-22, tre mete a una con doppietta di Vincent Clerc che tomo tomo quatto quatto sta scalando la classifica dei marcatori Bleus ed è a sole quattro realizzazioni dal record assoluto del momumento Serge Blanco. Altro protagonista in ambedue le convocazioni da titolare della sua "seconda vita" Shark-tolonese è  il redivivo Frederik Michalak, autista perfetto del team dall'apertura - cosa rara per la Francia, più abituata ai mediani di mischia metronomi - e piazzatore quasi perfetto (un errore dalla lunga distanza) con 24 punti incluso un drop. Comunque ci sono 17 punti e il solito drop anche per l'apertura opposta, Nicholas Sanchez del Bordeaux, a testimoniare una partita molto contrastata nei punti d'incontro sia statici che dinamici.
Nel baseball è codificata la "partita perfetta" quando una difesa non concede nessuna base agli avversari per tutta la gara; nonostante le circa 160 partite MLB l'anno, se ne contano 21 in tutto dal 1900 a oggi, di cui ben due quest'estate. Il rugby non è americano, non c'è un modo pragmatico di definire la perfezione ma il primo tempo di Francia-Argentina ci è andato vicino. Aldilà della precisione nei piazzati (Michalak fallirà un tentativo da metà campo su nove, che si spegne appena sotto la traversa), il dato che assevera la near perfection del primo tempo da parte di ambedue le compagini è il seguente: la prima mischia ordinata della gara viene ingaggiata al 39'. Non so se sia un record assoluto, lo è a mia memoria e in ogni caso significa nessun errore - no passaggi in avanti, palle ingiocabili sotto ruck o maul, rimesse laterali storte - fino a trenta secondi dalla fine del primo tempo.
Questo non perché si sia trattata di partita alla "australe arcaica" a chi ne marca di più e di scarso impegno difensivo se non nei placcaggi più divertenti, magari di spalla o a rovesciare; è stato certo un tempo al galoppo, ma anche con difese arcigne e iper fisiche: lo provano il numero di piazzati concessi e le teste rotte (Papé è fuori per sangue per gran parte del primo tempo).

Un intero tempo senza mischie ordinate stimola il filosofare sul vessato tema. E' innegabile ad esempio l'equivalenza mischia-errore: ci si ingaggia solo dopo una palla persa o ingiocabile in modo involontario; si tratterebbe quindi proprio del famigerato "un modo (come un altro) di riprendere il gioco" secondo la definizione che ne danno i suoi detrattori. Avrebbero ragione se non fosse per un particolare apparentemente piccolo ma decisivo: il rugby Union si distingue da ogni altro sport con la palla ovale per il fatto che ogni possesso è sempre contestabile, anche in fase statica. Ciò genera la trasfigurazione del "modo di riprendere il gioco" in elemento caratterizzante del gioco stesso.
Inciso, se notate, oggi sta avvenendo che la rimessa laterale stia assurgendo a elemento caratterizzante del rugby versione Union più "moderno" e spettacolare rispetto alla spinta e per l'esatto identico motivo, la contesa:  è significativo che per propagandare Italia-Australia, nell'intervallo della partita di calcio a Firenze abbian messo in scena alcune rimesse.
Attenzione che ora noi si spicca ulteriormente il volo: se in una etica nordica calvinista-protestante, l'errore è peccato da scontare e serve a evidenziare il destino di ognuno - da cui chi vince è "buono" e chi perde è reprobo peccatore da schiacciare,  al contrario in ambiti cattolici latino-ortodossi, l'errore non è altro che un evidenziare l'umanità di chi lo commetta, è occasione di rinascita  e riscatto.  Guarda caso, italiani argentini francesi, rumeni e georgiani o irlandesi stessi, sono stati nel tempo in grado di trasformare il "modo di riprendere il gioco" innescato dai "peccati" in un'arma, in una occasione di riscatto contro "i più forti".
Fuor di filosofare "alto" (o banale che dir si voglia), la forza della mischia si può vedere più prosaicamente come una evoluzione darwiniana in movimenti più primitivi quindi proni all'errore tecnico, soprattutto quando si mettono in moto i reparti arretrati. Anche terreni  poco verdi e pesanti limitano le evoluzioni della cavalleria e aumentano le imprecisioni: per cui giocoforza, dalle e dalle anche tra i bretoni più tetragoni e i più puritani tra gli abitanti delle Islands affacciate sul Mar del Nord, s'è evoluta la tecnica di mischia.

Ora basta divertissement e pensiero laterale, torniamo al "tempo quasi perfetto" di Francia-Argentina. Il primo quarto è nettamente in mano ai Pumas: il solito gioco abrasivo fondato su difesa arcigna e pressione, mette in difficoltà palese i franchi, che subiscono la meta di Bosch al 6' minuto e una serie di punizioni, tanto che alle soglie del 20' il punteggio è 3-13 e coach Saint-André  si gratta la capa pensoso.
Davanti i Pumas son sempre quelli: solidi, scafati, privi di timori reverenziali - han visto cose nel Championship, che voi umani .... Schierano l'ovvio Ayerza che dai Tigers rimpiazza il ritirato Maestro Roncero in prima linea a sinistra, mentre  l'assenza di Albacete costringe a riarrangiare due linee, spostando Farias Cabello in seconda con Carizza e inserendo Senatore a fianco dei navigatissimi Leguizamon e capitan Fernandez Lobbe. Ne risulta un pack ancor più solido e una terza sempre aggressiva. Dietro è preferito Landajo in mediana,  Sanchez è il rimpiazzo naturale di JM Hernandez, l'esplosivo Imhoff è inamovibile all'ala con Agulla e tramontata l'opzione Contepomi al centro come sostegno esperienziale alla giovane apertura, il più solido e recuperato  Tiesi si dà il cambio con Camacho in mezzo assieme a Bosch mentre in fondo c'è Amorosino. La partita scorre su ritmi elevatissimi e come detto senza interruzioni, se non per i piazzati e i soccorsi, e senza risparmio oltre che priva di errori da ambo le parti. Un vero spettacolo.
I francesi recuperano d'amblé , con quello che il cronista definisce "colpo di fortuna", in realtà genio allo stato puro (che cos'è il genio? E' fantasia, intuizione, colpo d'occhio e rapidità d'esecuzione, secondo la famosa e perfetta definizione da Amici Miei). E' un uno-due da ko, finalizzato da Vincent Clerc tra 20' e 22', in realtà di squadra, autentica quintessenza della bellezza di questo sport. Due rovesciamenti improvvisi di fronte su palle recuperate, due tocchi sopraffini di piede, due partenze dal tempismo perfetto, due raccolte di palla fortunate, due mete molto simili che affondano la corazzata argentina, superabile solo dal genio e non a colpi di rostro e sbarco in tolda come han tentato i gallesi.
Aldilà di Clerc, decisivo è stato schierare due centri non rinomatissimi come sfonda-linee (tipo Rougerie o Fofana stesso, per dire) ma veloci, dalla tecnica sopraffina e con visione di gioco: Fritz e Mermoz, spostando il potente ma più grezzo Fofana all'ala aperta, mentre "l'attrattore" Clerc faceva in modo che il gioco alla mano si aprisse di preferenza sulla parte sinistra del campo. E' lo stesso reparto arretrato "sperimentale" schierato con l'Australia, col giovane attento in fase di copertura Brice Dulin in fondo e un'apertura fantasiosa e imprevedibile come Michalak accoppiato in cerniera col ligio esecutore Machenaud,  in grado di innescare ripartenze brucianti e poco prevedibili alla neozelandese. Così han fatto sbandare in due minuti il temuto incrociatore bianco-celeste, rovesciano il 3-13 in 17-13 nel giro di due minuti. Di nuovo, va sottolineato: nessun errore argentino, nessun in-avanti, nessuna mischia.
Il primo tempo quasi perfetto e il siluro definitivo lo lancia alla mezz'ora Nyanga, altra scelta non direi coraggiosa ma importante del coaching staff franco, che in assenza di capitan Dusatoir "caduto" a Treviso, ha il coraggio (e la fortuna, dato il livello di opzioni disponibili) di affidarsi nella cruciale terza linea alla forma sua, a quella strepitosa di Picamoles, risolutore della partita con l'Australia e fondamentale anche oggi, contrapposto com'era a un paio di maestri, e a un altro veterano già usato e dismesso come Michalak, quell' Ouedraogo dimenticato, che si segnala per un working rate pulito e da paura, oltre ad aver portato a terra almeno il 90% delle rimesse lanciate da Szarzewski e poi Kayser e ad averne sporcate diverse agli argentini. In mezzo Saint-André va sull'esperienza, coi Pumas non si scherza sul piano delle masse in gioco, e schiera Papé con Maestri, con Jocelino Suta già provato con l'Australia pronto dalla panca e in campo in varie fasi. Davanti Forestier e Mas, privati di mischie forse per loro fortuna, si "sfogano" facendo i ball carrier e la fanteria d'arresto.
Si diceva di Nyanga alla mezz'ora: prende palla dopo una rimessa laterale dentro ai 22 metri argentini, scatta (in foto) e letteralmente si porta in meta palla e un paio di avversari abbrancati: dimostrazione di fisicità contro una delle difese più fisiche delle fisiche compagini australi. Essere all'altezza sul piano dello scontro fisico, sia difensivo che in fase di sfondamento: è a nostro avviso uno dei perché la Francia sia l'unica tra le Boreali ad avere due vittorie e zero sconfitte in carniere a Novembre.
Mete tutte trasformate, è il 24-13 con cui si chiude un fantastico tempo da archiviare col mitico circoletto rosso: merito francese e non per nulla errori o demerito dei Pumas, cui forse uno come Hernandez o Contepomi avrebbe fatto effettivamente comodo nella giornata, non tanto per i piazzati (Sanchez come detto ha fatto il suo e pure il suo solito drop), quanto come risposta alla imprevedibilià di Michalak.
Il sipario cala, il secondo tempo è "normale", il ritmo cale ed è gioco per il territorio, con qualche errore e quindi mischia (dove gli argentini prevalgono); i  Pumas producono folate ma Imhoff e Amorosino non decollano mai. E' sostanziale controllo da parte francese, che tengono la partita per la cavezza "marcando a uomo" e rispondendo ai piazzati degli ospiti: alla punizione al 54' di Sanchez risponde il drop di Michalak, scambio di piazzati al 55' e 60', al 65' risposta di Sanchez al drop del francese, nel finale quando i Pumas han mollato, due piazzati del mediano di Tolone fissano il risultato.
Un risultato perfetto e maturato in modo sorprendente, aldilà dei brividi iniziali. Peccato per la scarsa collaborazione dei soliti inglesi: il reale obiettivo dei francesi per questi test autunnali, aldilà della finta "sperimentazione", sarebbe quello di raggiungere il quarto posto nel ranking Irb. A dicembre infatti saran fissati i posti per il Mondiale 2015 ed esser una delle cinque teste di serie (l'Inghilterra Paese ospitante più le prime quattro), avrebbe garantito un girone privo di padroni di casa, All Blacks e Springboks.
Per loro fortuna non devono  confidare troppo nell'Italia (l'Australia vincente non guadagnerebbe punti nel ranking), nel mentre loro si faran carico della pericolosa Samoa. Occhio cugini, pensare che l'unica cosa da evitare per star tranquilli sia, come dichiara Clerc,  du gachis (i pasticci), non è forse il modo giusto per affrontare gli Isolani più forti in questo scorcio. Ma tant'è, Les Bleus si sentono bene e  confidenti, come si fa a dargli torto dopo due partite così?

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