Magazine Diario personale

“Un tempo insegnavo italiano”

Creato il 10 novembre 2014 da Povna @povna

Che la giornata avesse preso una piega da subito bizzarra, alla ‘povna era stato chiaro, a scuola, dal suo ingresso, quando – per riuscire a discutere del furto dell’adattatore VGA con Esagono – aveva dovuto aspettare, aspettare e aspettare almeno quattro genitori a questua, un’emergenza oggettiva e svariato coccodare dei colleghi. Ma la svolta in direzione Mr. Wolf è avvenuta a metà della terza ora, durante il tema delle Giovani Marmotte, quando ArgentoVivo bussa, entra e (lo sa che la ‘povna le interruzioni le mal tollera):
“Mi scusi, professoressa, c’è al telefono la preside”.
La ‘povna lascia la classe a Ops, l’insegnante di sostegno, e si avvia di corsa in corridoio.
“Professoressa ‘povna, la disturbo mentre è in classe: purtroppo c’è un problema con i libri del progetto Comunità, con la Prima Agricola. Deve sapere che oggi è venuta una mamma…”
Seguono alcuni minuti nei quali Barbie illustra la situazione, che è insieme assai confusa e semplice. Riassumendo in soldoni, c’è stato in disguido nell’invio di venti copie dei libri di carta (che fungono da supporto gratuito alla didattica telematica), che mancano, a spizzichi di pioggia, in tutte e tre le classi: nelle more dell’attesa, gli Extraterrestri usano contentoni il loro tablet, senza un problema al mondo, un’altra prima si barcamena tra qualche mugugno, e la prima Agricola, comandata dalla rappresentante Pannocchia, rompe soavemente i coglioni.
Dopo avere tentato di risolvere la questione per le vie ufficiali, preso atto che una serie di persone (per esempio la coordinatrice ValdiNon, che definire inefficace è generoso quanto ovvio, ma anche la Segretaria ci mette del suo, va detto), Barbie, oggi, stufa, ha preso e ha chiamato la ‘povna – che per lei rappresenta una specie di pronto soccorso immediato alla composizione dei problemi.
“Ho capito tutto, mi lasci un quarto d’ora” – ha replicato la ‘povna a Barbie, salutandola per il momento. Poi ha chiamato Esagono (intuendo che la processione di mamme della mattina aveva la stessa causa), Mafalda (perché l’aveva sentita alludere oscuramente a “dei libri di Algebra” – e ha capito che se ne stava occupando), Hal9000 (al quale ha prescritto una serie di messaggi da inviare al suo posto, mentre lei terminava il suo orario di classe); quindi di nuovo Barbie, che, nel frattempo, si era procurata il numero di Pannocchia. E, d’accordo con la preside, ha proposto all’inviperita mamma la pronta soluzione:
“Pronto, buon giorno signora, lei non mi conosce, sono la ‘povna…”.
Seguono minuti di giuggiolamento, che terminano con la promessa di stampare, direttamente dall’originale in formato pdf, le dispense richieste, approfittando della comprovata efficienza della stamperia di fiducia della ‘povna, nella piccola città.
“Perfetto, professoressa” – ha detto Barbie – “lei anticipi, per oggi pomeriggio, e poi domani passi in amministrazione all’incasso. Dica alla Segretaria che l’ho autorizzata io per le vie brevi”.
La ‘povna annuisce, saluta, vola dalle Giovani Marmotte (ma il tempo già finisce); poi corre dagli Extraterrestri, fa in tempo a ricevere l’ennesima comunicazione da Pannocchia, finisce di spiegare storia, saluta tutti e corre al treno. Nella piccola città (dopo aver nuotato, ovviamente), la ‘povna passa da casa a effettuare solo, al volo, un cambio borsa. Poi recupera il file incriminato dal link che nel frattempo le ha inviato (ecco il senso della telefonata ad Hal) il coordinatore nazionale del progetto; lo caccia sulla pennetta, inforca la bici e corre in centro. Arriva alla stamperia, mostra il file, spiega, contratta sul prezzo. Si va a fare un giro di mezz’ora mentre aspetta (sotto la pioggia), ritira i 12 libri (per un totale di kg 25), paga, inforca la bici e torna a casa.
Quando si siede alla scrivania, sono le sette. Prima di ogni altra cosa, apre l’e-mail e scrive una serie di messaggi: a Barbie, per dirle “missione compiuta!”, alla Segretaria, per ribadirle il concetto, a Hal9000, a Esagono, a Mafalda. Infine, all’alba del tiggì di Mentana, può iniziare a pensare, finalmente, alla sua propria didattica (e per fortuna che ieri si era portata avanti). C’è l’analisi del testo su Una questione privata da consegnare a Piccolo Giovanni (che ha finito il libro con anticipo), e poi da correggere i loro nuovi temi. Dal canale telematico avverte i Merry Men, si scusa del ritardo. Loro, ovviamente, la giustificano, e la ‘povna, terminata la consegna, può dedicarsi al tanto atteso pasto.
E, mentre mastica, riflette. Che in quello che ha fatto non c’è niente né di particolare, o di brillante, o eroico. Ha solo prestato alla vicenda un poco di buon senso (oltre, domani, sul treno, alla sua schiena, zaino in spalla). Ciò nonostante, questo è uno di quei giorni in cui, se fosse in uno di quei gruppi di auto-aiuto, si presenterebbe in cerchio, dicendo il suo: “Piacere, sono la ‘povna. Un tempo insegnavo italiano”.


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