Essere vaporizzati dal Sole senza aver avuto nemmeno il tempo di ricevere un nome. E’ il destino sfortunato di un minuscolo oggetto celeste la cui morte è stata ripresa in diretta da SOHO il 19 agosto scorso. E se, guardando il filmato, non riuscite a indovinare la natura del misterioso e sfortunato piccolo oggetto protagonista, sappiate che la comunità scientifica ha ben pochi dubbi su quanto è accaduto.
Il filmato è stato realizzato dalla fotocamera dell’osservatorio spaziale SOHO (Solar and Heliospheric Observatory) operato dalla NASA e dall’ESA, puntato sul Sole e su tutti gli eventi che accadono sulla superficie e nelle vicinanze. SOHO tiene sotto osservazione la nostra stella a varie lunghezze d’onda, dal 1995, anno del suo lancio. Negli oltre 15 anni di attività ha avuto al fortuna di riprendere in diretta (le immagini sono sul sito della missiona) eruzioni e altri fenomeni solari impressionanti, producendo alcuni dei video più famosi il cui attore principale è la nostra dinamica stella.
Il 19 agosto scorso, mentre sta compiendo il suo solito, quotidiano lavoro, SOHO cattura le immagini di un piccolo puntino misterioso che si dirige verso la superfici del Sole. Quando il puntino raggiunge le vicinanze della nostra stella, esso scompare. Subito dopo, si verifica una vistosa CME, un’enorme espulsione di massa dalla corona solare che a prima vista potrebbe sembrare collegata all’impatto avvenuto poco prima. In realtà la CME è del tutto scollegata al tuffo suicida, essendo l’oggetto in questione troppo piccolo per raggiungere effettivamente il Sole e per provocare una tale reazione. A detta degli esperti, l’espulsione del filmato viene scatenata da un’esplosione che sembra essere avvenuta dall’altra parte del Sole, per cause scollegate al tuffo suicida. Ma con un effetto scenico che sembra calcolato dal migliore regista hollywoodiano.
Nessun dubbio invece sulla natura del puntino suicida, che è una piccola cometa vagabonda, con un diametro di forse poche decine di metri, chiaramente troppo piccola per sopravvivere all’intensissima radiazione solare. La cometa appartiene probabilmente ai sungrazer, cioè oggetti che nel loro moto orbitale sfiorano il Sole. In particolare essa sembra appartenere al al gruppo di Kreutz. Si ritiene che questi piccoli oggetti siano i resti di una cometa gigante che si ruppe in numerosi frammenti nel passato. Il loro nome è stato per l’appunto ereditato dall’astronomo tedesco Heinrich Kreutz, che per primo dimostrò questa correlazione.
E se il fenomeno, statisticamente, non si può dire raro (diverse minuscole comete sungrazer passano vicinissime al Sole e si disintegrano quotidianamente), molto più rara è la possibilità di osservarlo con tanto dettaglio, visto che per la maggior parte, questi oggetti sono troppo piccoli per poter risultare visibili nel momento della loro morte.
Ma come ben sanno tutti gli appassionati, ogni cometa è un caso a sé. Ciascuna è un oggetto celeste unico, con una sua precisa personalità e un suo destino diverso e imprevedibile, che può portare alternativamente a spettacolari e innocui passaggi vicino al Sole (vedi nel 2011 la Lovejoy), a una lenta morte sotto la lente di ingrandimento degli strumenti scientifici (vedi il caso della C/2011 N3) o alla catastrofica rottura in frammenti prima della tragica conclusione. Insomma, tanti destini alternativi che potrebbero attendere la prossima cometa che catturerà l’attenzione, apparendo nel nostro cielo.
Solo una cosa è sicura: la prossima arriverà tra qualche mese e possiamo già chiamarla per nome. Si chiama ISON e, speriamo, sarà spettacolare.
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Fonte: Media INAF | Scritto da Livia Giacomini