2 Maggio, 1779
Caro amico,
La Vostra lettera mi ha gettata nel più cupa disperazione. Voi partite, per una giusta causa, ma partite. Non oso neppure immaginare quanto potrà durare il vostro viaggio e quando mai farete ritorno. Vi dimenticherete di me. Non voglio pensarci e non riesco a distogliere la mia mente dal nostro primo incontro. Quanto desidero ancora oggi poter essere una semplice donna come tante e non una regina! La Vostra notizia si è aggiunta alla triste scoperta di aver perduto il bambino che stavo attendendo. L’avevo scoperto da poco tempo , ma già lo desideravo tanto. Nessuno ne sapeva niente, solo il re. Leggendo quello che mi avete scritto vi ho immaginato padre. Un padre dolce e affettuoso, il padre di un nostro figlio che mai nascerà. Non voglio rattristarvi però credo che stasera non sarà facile salire sul palco e recitare. Non potrò neppure rifiutarmi di farlo, i miei amici aspettano con ansia queste spensierate ore che trascorriamo insieme, lontani da tutto e da tutti. Unitevi a noi, Vi prego. Una sola volta prima di andarvene, venite a gioire qualche ora in nostra compagnia. Sarebbe un addio pur sempre doloroso, ma celato da sguardi indiscreti. Loro non ci giudicheranno. Non abbandonatemi senza prima avermi salutata un’ultima volta.
Vi attendo
Vostra amica..
Maria Antonietta
(Lettera scritta da me)