«Venduto», solitamente, è un’ingiuria riservata a persone della cui onestà intellettuale si ha motivo di dubitare (non sorprende, infatti, che sia l’insulto rivolto agli arbitri per antonomasia). Tuttavia, il termine può anche assumere un mero valore connotativo: è il caso – piuttosto insolito – di Mike Merrill.
Fino al 26 gennaio 2008 Merrill era un impiegato part-time nell’assistenza clienti di un’azienda software di Portland, nell’Oregon. Aveva anche alcuni progetti: sviluppare un videogioco, fondare una startup per il backup di dati e una società di sommelier di liquori. Gli mancavano i soldi per realizzarli, però, e quel giorno invernale decise di tagliare il nodo gordiano in una maniera inedita: si sarebbe messo sul mercato, letteralmente, dividendosi in centomila azioni che avrebbero generato guadagni tramite i profitti dei suoi piani futuri.
Inizialmente l’IPO (l’offerta pubblica iniziale), che fissò il prezzo in un dollaro ad azione, attrasse solo la cerchia più ristretta di amici e conoscenti di Merrill. Venne venduto un totale di 929 azioni a una dozzina di persone, che garantirono la prima tranche di denaro fresco al protagonista.
Merrill decise, con mentalità da vecchio lupo della Silicon Valley, che permettere all’azionariato di scegliere cosa avrebbe dovuto fare di se stesso – ovvero la corporation – avrebbe richiamato nuovi investitori; non solo: i suoi azionisti non avrebbero potuto che prendere decisioni sagge, per non vanificare i loro investimenti. Fece sviluppare su commissione un sito, KmikeyM.com, dove facilitare la compravendita del suo stock ed esprimersi sulle – ehm – politiche aziendali. Decise che le sue quote – allora il 99% del totale – non avrebbero avuto diritto di voto. «You want a piece of me?», cantava anni fa Britney Spears.
Il giovane imprenditore però non aveva fatto i conti con il rovescio della medaglia dello sbarco sui listini azionari: dopo essere andato a vivere con la fidanzata, si accorse presto di dare più importanza ai suoi azionisti di maggioranza – gli amici e lo sviluppatore del sito – che alla ragazza, a cui una volta disse: «Se vuoi avere maggiore voce in capitolo, compra più azioni»). Willow McCormick possedeva solo 19 azioni di Mike Merrill, il suo fidanzato.
La privacy della coppia divenne in breve un ricordo. Quando Merrill, con lungimiranza imprenditoriale e scarsa sensibilità, chiese agli shareholders se fossero d’accordo che gli venisse praticata una vasectomia, poiché «l’impatto di un figlio sui progetti futuri sarebbe enorme», il verdetto fu a favore del no.
In seguito l’azionariato si pronunciò anche sulla possibilità di ricorrere a un’espediente per migliorare la produttività dell’uomo-progetto: sostituire il sonno notturno con dormitine fugaci disseminate lungo la giornata. L’azionista di maggioranza, un quarantenne ingegnere informatico della California, votò sì, sperando di massimizzare il profitto del suo investimento. Sfortunatamente, Merrill durò solo un mese, che trascorse in stato fisico pietoso.
Finita, per motivi facilmente intuibili, la relazione con la McCormick (siamo ormai alla primavera dell’anno scorso), a Mike mancava una donna. Ma per trovarla doveva giocoforza consultarsi coi suoi finanziatori. L’azionariato accolse con calore la possibilità di supervisionare la vita privata di KmikeyM, ormai nella pratica non così lontana dalla distopia di The Truman Show. Ogni azionista poté votare sul sito le persone con cui Mike usciva a cena e procedere alla segnalazione di possibili candidati per il ruolo vacante.
Alla fine, a conquistarlo fu Marijke Dixon, una segretaria 28enne con la passione per i mercati finanziari. Dopo qualche mese speso a frequentarsi – sotto l’occhio vigile e onnipresente dell’amministrazione societaria, ça va sans dire – chiese di suggellare il rapporto con un pagamento in stock option, facendo in modo di alterarne il prezzo per potersi garantire più azioni.
Mike, nemmeno a dirlo, fu commosso dal gesto. Cos’è, in fondo, l’amore, se non un apostrofo rosa tra le parole “insider” e “trading”?
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