Un uomo e una donna in una libreria. Prima parte

Creato il 17 gennaio 2014 da Unarosaverde

  Alle 18.28 Teresa ripose le biro nel cassetto. Radunò le carte in una pila ordinata, sbattendole leggermente sul piano della scrivania per allinearle; spense la lampada. Alle 18.30 bussò alla porta semichiusa dell’ufficio e si affacciò: “Ragioner Pichirallo, io andrei, se per lei va bene”.

 Sperò che il suo datore di lavoro non la fermasse con qualche lettera da dettarle all’ultimo momento, come spesso faceva: era venerdì, a casa la aspettavano altre ore di lavoro. Avrebbe dovuto anche passare alla Libreria Marano, prima che chiudesse: non poteva più rimandare. “Ah, Teresa, – disse il Ragioniere sollevando la testa da un mucchio di cartellette e mettendola a fuoco a fatica. “Ci sarebbe la pratica Anselmi da archiviare.”

“Ma vedo che ha già il cappotto”, aggiunse con un tono di voce nel quale la donna cercò di non leggere un rimprovero. “Vada, vada pure. Lo farà lunedì.”

 “Buonasera, allora”. Teresa, senza altre parole, socchiuse la porta quel tanto che bastava perché un cono di luce restasse ad illuminarle il corridoio fino all’ingresso. Uscì sul pianerottolo, scese le scale appoggiandosi al corrimano laccato. Notò con sollievo che la portineria era vuota: Rosa non le avrebbe fatto perdere tempo con i pettegolezzi della giornata. Si avviò, stringendosi la sciarpa al collo, tra la gente carica di pacchetti: si stava avvicinando il Natale. Piovigginava, appena appena. In meno di venti minuti arrivò alla libreria. Aprendo la porta del negozio, calcolò che le restava un quarto d’ora prima del passaggio del suo tram, duecento metri più avanti. Aveva tempo in abbondanza.

 Giovanni Foschini entrò dai Marano accodandosi ad una donna che andava di fretta: la coda della sciarpa di lei gli batté sul viso, alzata dallo spostamento d’aria. Intercettò la maniglia per fermare la porta, prima che gli venisse addosso anche quella. Era intirizzito: il caldo lo avvolse, come un benvenuto, e lo accompagnò oltre lo stanzone centrale. Teresa, ferma accanto al registratore di cassa, lo vide girare a destra e poi sparire mentre, in direzione opposta, un commesso le stava venendo incontro. “Buonasera. Posso esserle utile, signora?”.

Teresa chiese, controllando il titolo una volta di più su un foglietto che aveva tra le mani, se avevano per caso I Promessi Sposi, di Alessandro Manzoni. L’uomo le rispose di sì: “Vado a prenderlo”, aggiunse, allontanandosi in direzione di uno scaffale sul fondo dello stanzone. Sollevata perché se la stava sbrigando in fretta, guardò l’orologio con un gesto istintivo, per rassicurarsi. Da tempo stava rimandando l’acquisto. Avevano già speso così tanto per i testi scolastici e la cancelleria che aveva sperato di poterlo evitare e che il figlio potesse leggere almeno il libro di narrativa facendo a mezzo con un compagno. “Mamma”, le aveva chiesto il ragazzo ad ottobre, “non solo lo stiamo leggendo in classe. Ci fa anche fare dei temi, su questo libro, e altri compiti. Me lo compri, per favore?”. A Teresa non piaceva sprecare i soldi, ma pareva non aver altra scelta. Carlo le aveva ricordato, il sabato precedente, che era importante: l’insegnante lo avrebbe di nuovo ripreso, davanti a tutti, se non avesse avuto la sua copia.

I pensieri di Teresa si interruppero: il commesso era tornato presto, con un tomo minaccioso, nella sua altezza. “Eccolo qui. Sono diecimila lire. Glielo incarto?”

Diecimila lire?! La donna fece rapidi conti: tre paia di calze per il marito, una piega dal parrucchiere, due ingressi al cinema… Le vennero in mente molti altri modi per utilizzare quei soldi. “Pensavo, vede, di spendere di meno”, rispose. “Ma quanto costano, i libri?!”, si stupì ad alta voce. La porta si aprì e tre donne entrarono, chiacchierando tra loro: si avvicinarono al lungo tavolo centrale e cominciarono a prendere in mano i volumi, alzandoli e rimettendoli giù senza mai smettere di parlare tra loro.

“Se preferisce,” proseguì il commesso, ”ne abbiamo di sicuro copie usate nella stanza sul fondo, a minor prezzo”. Teresa, che non vedeva che differenza ci potesse essere tra un libro nuovo ed uno usato, se integro, rispose che andava bene e seguì il commesso fino in fondo allo stanzone. Girarono a destra. La stanza in cui si trovava adesso era molto più piccola di quella centrale. Era stipata fino al soffitto di libri che le parvero, ad una prima occhiata, meno ordinati di quelli accanto all’ingresso.

Anche l’uomo entrato dopo di lei era lì.


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