"un uomo solo può anche avere pazienza, ragionare, controllarsi; ma tra duemila ce n'è sempre uno che non si controlla!" cit. Paese d'Ombre - Giuseppe Dessì.
Creato il 04 settembre 2012 da PesaPurtroppo però, miei cari italiani, il Sulcis-Iglesiente esiste dal 2005, e voi solamente ora ne sentite parlare? Ahi, ahi, ahi.
Bella zona quella Sud-Occidentale Sarda. Ci son legato affettivamente e fisicamente, è come se quei posti siano entrati a far parte di me nel corso degli anni. Le sue incredibili grotte, i meravigliosi e lunghissimi tunnel naturali, le abbandonate miniere hanno sempre solleticato la mia fantasia, prima di bambino e poi d'adulto, portando a immaginare chissà quali meravigliosi scenari di rinascita per quelle aree dismesse.
Ahimè, sogni irrealizzabili.
Ma torniamo all'origine, torniamo al fatto che finalmente nel resto della penisola si sente finalmente parlare di questi problemi, di questa fame che colpisce e attanaglia migliaia di famiglie su due fronti diversi: miniere e ALCOA.
Le miniere fin da epoca romana non fanno altro che rifornire di minerali la penisola, argento su tutti (da ricordare la frase di Solino "India ebore, argento Sardinia, Attica melle"). Poi son passate tutte le popolazioni del Mediterraneo, dai Saraceni ai Pisani, per lunghi secoli di razzie e rifornimenti, e loro, is maurreddinusu (così vengono chiamati gli abitanti della zona), sempre dentro quelle miniere, a prelevare materiale utile in quel tempo. Poi le esigenze son cambiate, e allora ecco che fa il suo trionfale ingresso l'epoca del carbone, insieme al regno Sabaudo e alle sue pretese, ai suoi soprusi e ai suoi sfruttamenti. Infatti i minatori sulcitani (e sardi in generale) venivano sottopagati rispetto a quelli della penisola, e solo grazie alle rivelazioni fatte dal buon cuore di Quintino Sella la situazione delle miniere sarde poté avere una certa rilevanza nazionale.
Ma si sa, is maurreddinusu, son gente cocciuta, gente con la testa dura e il cuore grande, e non potendo sopportare le disastrose condizioni lavorative si ribellarono ai padroni, proprio in uno dei centri minerari più importanti della zona: Buggerru. E forse sapete tutti quanti come finì quel 4 settembre 1904.
Arriviamo però ai giorni nostri, arriviamo ai minatori della CarbonSulcis, usciti oggi dall'esilio sotterraneo volontario. Arriviamo a chiederci, ma una manifestazione simile è necessaria? Sì, è necessaria, eccome se è necessaria. Il lavoro è un diritto, quelle persone devono mandare avanti famiglie.
Quindi, ancora, se la loro manifestazione per il lavoro è necessaria, il chiedere di continuare a fare quel lavoro è legittimo? NO! Assolutamente no! Suvvia, chi ha bisogno al giorno d'oggi di carbonfossile prodotto in un'isola i cui costi per l'esportazione solo elevatissimi? Chi ha bisogno oggi, nell'epoca di petroli e derivati, di un materiale ormai in disuso da più di 60 anni? Dovrebbero forse protestare per poter risanare tutte quelle aree ormai lasciate a se stesse? A mio avviso sì, eccome se dovrebbero. Sarebbe un'idea di lavoro e sviluppo per la zona, certo, ma purtroppo sappiamo bene chi comanda i fili delle rivolte operai.
Un po' lo stesso discorso di ALCOA. Io, scusate se lo faccio, ma un po' mi metto nei panni degli industriali america; ok, ho i soldi, ok, sono ricco, ma non per questo devo far beneficenza, rimettendoci, per produrre dell'alluminio in Sardegna, quando posso produrlo in altre parti del mondo spendendo la metà.
E allora a chi spetta salire in cattedra a questo punto? Agli industriali d'oltre Oceano? Ad Antonello Pirotto che manda a 'fanculo Castelli? No, miei cari, spetta alla Regione Autonoma della Sardegna e a quello stramaledetto Ugo Cappellacci. Spetta a lui dire che quella terra (che è anche la sua terra) ormai è andata distrutta, che quelle coste (che sono anche le sue coste) son state devastate con liquami tossici e con alti torrioni di fumo che ora rimarranno abbandonati lì per tanto e tanto tempo; quindi ora è il momento che dica di non licenziare i dipendenti ALCOA, bensì riconvertirli a dei bonificatori che smantellino quel luogo infausto, che distruggano ciò che ha portato loro anni di Mobilità e Cassa Integrazione, il tutto, ovviamente, a spese della società che ha permesso che ciò avvenisse.
Ma purtroppo non succederà mai, e così gli operai, i minatori, si accontentano dell'attenzione dei Media, di Napolitano e di quei pochi 100€ al mese garantiti dall'INPS.
Io non sono contro queste proteste, anzi, ad averne in tutta Italia, io son contro questa voglia di rimanere ancora al passato perché il futuro e ciò che verrà ci spaventa, son contro questo gioco al massacro da parte dei sindacati, son contro questo mondo, però sto dietro il PC a scrivere questo post. E un po' mi vergogno.
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