Il 21 aprile nelle librerie Un uomo temporaneo, un romanzo anarchico, visionario e profondamente vero, di Simone Perrotti.
Gregorio, protagonista di Un uomo temporaneo, è un uomo d’azienda. Un quadro intermedio di una grande multinazionale in crisi. Una mattina riceve – come molti altri colleghi – una lettera di sospensione, totalmente pretestuosa. È l’inizio di un classico processo di mobbing, che in breve lo porterà a non avere più un ufficio, una scrivania, un ruolo. Ma Gregorio, diversamente dai suoi colleghi nella stessa situazione, non si licenzia, non denuncia, non grida, non minaccia. Continua ad andare a lavorare. Gira per l’azienda, parla con le persone. Ascolta. Capisce. Mette insieme i pezzi. Si rende utile. E inizia così un’avventura professionale e umana che segnerà per sempre la sua vita e quella dei suoi colleghi.
Dopo aver raccontato la sua personale vicenda professionale nel saggio “Adesso basta!”, Simone Perotti torna a interrogarsi sul mondo del lavoro, e lo fa con un romanzo magico e realistico nello stesso tempo, avvincente, toccante, a tratti malinconico, ma alla fine profondamente ottimista, perché come dice il suo personaggio “L’ottimismo radicale non è un’illusione, ma una convinzione. Non fosse altro che per l’evidente convenienza. Se bisogna credere a qualcosa che non esiste, come l’incidenza dell’imperscrutabile, meglio credere in qualcosa di utile.”
Simone Perotti è nato a Frascati (Roma), nel 1965. Oltre a numerosi racconti su riviste letterarie cartacee e on-line, ha pubblicato Zenzero e Nuvole (Theoria, 1995 – Bompiani, 2004), racconti sul viaggio, la contaminazione, il fantastico. La raccolta è stata presentata per la prima volta nell’ottobre del 1995 da Vincenzo Cerami. Stojan Decu, l’Altro Uomo, Bompiani 2005 (Premio Volpe d’Oro). Vele, White Star, 2008 (Premio Sanremo). L’Estate del Disincanto, Bompiani, 2008. Ha collaborato e collabora con riviste e giornali («Dove», «Style», «Corriere della Sera»). Ha fatto il manager per quasi vent’anni nel settore della comunicazione, in agenzie e aziende quotate e non, italiane e multinazionali. Poi ha detto basta.