I resti del veliero arabo ritrovati in Thailandia
(Foto: Bangkokpost.com)
L'antica imbarcazione costituisce uno dei reperti più preziosi della Thailandia, anche perché si è conservata quasi intatta. E' stata scoperta verso la fine dell'anno scorso in un sito a 8 chilometri di distanza dal mare. A dicembre del 2013 è cominciato lo scavo che, al momento, è avanzato del 10%. La nave era coperta di terreno fangoso, adagiata su un fianco. La prua e la poppa giacevano, rispettivamente, a sud e a nord. I parapetti in legno erano tenuti insieme tramite delle corde, ma sia la struttura in legno che le corde sono marciti nel tempo. Nella sezione centrale della nave si trovava un pezzo di legno rettangolare lungo 17,65 metri, probabilmente una parte della chiglia. Sul lato ovest del relitto è stato ritrovato un palo di legno di 17,37 metri di lunghezza che si ritiene sia uno degli alberi della nave.
Alcuni degli oggetti ritrovati sul vascello (Foto: Bangkokpost.com)
Una delle caratteristiche di questa nave è l'assemblaggio degli elementi lignei con corda. Ognuna di queste corde ha un'anima ugualmente in corda all'interno, per garantire la durata nel tempo, il che rende il vascello simile alle antiche navi arabe. All'interno sono stati ritrovati diversi reperti, per la maggior parte in terracotta, ma anche reperti in vetro provenienti dalla Cina e resti di palme da cocco, noci di betel, resina di legno, corno, lische di pesce, ossa di animali e semi di piante. Alcuni oggetti in terracotta non sono mai ritornati alla luce in Thailandia, si tratta di anfore solitamente comuni in Europa, in Medio Oriente e in India. Le anfore hanno l'interno foderato di resina, con spesse macchie marroni. Gli archeologi ritengono che la resina sia stata utilizzata per impedire che la merce contenuta andasse perduta. Potrebbe anche essere, però, che la resina sia la merce commerciata.Sula nave sono stati ritrovati diversi pezzi cinesi risalenti alla Dinastia Tang (VIII-IX secolo d.C.). Uno di essi conteneva noci di betel. Si stima che la nave risalga all'VIII-IX secolo d.C. ed è fondamentale per lo studio del trasporto in questa regione. Intorno all'VIII-IX secolo, infatti, gli scambi tra Dvaravati, città posta nell'attuale regione centrale della Thailandia, ed altre città della costa erano molto frequenti.
Gli archeologi, ora, cercheranno di capire perché questa nave sia affondata. Essi ritengono che in questa zona si trovasse, un tempo, un canale o un approdo in mezzo ad una foresta di mangrovie, dove l'acqua del mare può facilmente arrivare. Questo canale navigabile collegava tra loro città distanti anche 30 chilometri.
I ricercatori pensano, ora, di costruire una diga attorno al luogo di ritrovamento, foderandone le pareti con sostanze chimiche resistenti all'acqua e stabilendo, sul luogo, un edificio in cui poter espletare le prime ricerche.