Ciò che resta di Bossi
Ci sono problemi più seri da affrontare che tornare a parlare di Bossi. E questo è un fatto. C’è, ad esempio, che Piergigi Bersani le sta tentando tutte per addivenire a un accordo sull’articolo 18 prima del Primo Maggio, quando la rabbia operaia potrebbe trasformarsi in un conflitto sociale con tanto di forconi, chiavi inglesi e fionde armate di bulloni. C’è, ma è solo un altro esempio, che Bankitalia certifica lo strano stato dell’economia italiana in cui 10 famiglie guadagnano più di 3 milioni di lavoratori. La chiamiamo semplicemente “anomalia” o mettiamo mano alla tassazione delle rendite finanziarie? Tutti sanno che una rendita finanziaria è come un gas, volatile. Oggi sta a San Marino domani a Lugano, poi se ne va a zonzo per le Cayman e infine si fa un giro ad Antigua per tornare a Vaduz ma, sant’iddio, qualche accertamento serio si potrebbe anche farlo, o no? C’è, ancora un esempio, che i Caf (i centri di Assistenza Fiscale), hanno chiesto al governo di rinviare l’entrata in vigore dell’Imu. Solo il 9 per cento dei comuni ha infatti prestabilito le aliquote della tassa sulle case, il restante 91 per cento naviga a vista. Questo significa, sottolineano i Caf, che quasi nessuno sarà in grado di pagare l’imposta entro i termini stabiliti, insomma, manca un regolamento e si rischia il caos. C’è che Aung San Suu Kyi ha vinto le elezioni in Birmania conquistando 43 seggi su 44. Pensare che i militari cedano facilmente il potere potrebbe somigliare più a un sogno che a un passaggio da regime democratico e, infatti, in Birmania la democrazia manca da più di vent’anni e alla gente in divisa con tanto di greche sulle spalle, quello che il mondo pensa di lei ha sempre fregato meno di una mazza. C’è che Ferruccio De Bortoli, amico e “direttore” di vecchia data di Mario Monti, ha denunciato una evidente, anomala distorsione di questo governo: “A volte – ha detto il direttore del Corrierone – sono un po’ arroganti e questo non va bene. Per cui quando lo sono, il mio giornale gli da tottò sulle manine”, poffarbacco. E poi, ed è l’argomento di questo post, c’è lui, Umberto Bossi da Varese, quello che la mattina diceva alla prima moglie: “ Uhé, donna, vado al lavoro”, e invece si ritrovava col Riccardo a giocare a biliardo e a non fare un cazzo tutto il giorno. Ieri, il Senatur ha inaugurato a Marcallo con Casone, un centro di desolante solitudini in provincia di Monza, “Viale Padania – Antico nome geografico”. Il Viale, che termina (e prosegue) dopo una delle migliaia di rotatorie sparse ormai in tutta Italia (qualcuna anche nella Svizzera Italiana), è però abitato da persone che della Padania non vogliono proprio sentir parlare, figuriamoci abitarci. Una ventina di loro, a fronte dei 40 presenti alla storica inaugurazione di uno snodo viario vitale per l’economia del paese, si sono armati di tricolore e hanno pesantemente contestato quel che resta del leader leghista al coro di “Vergogna, buffoni, la padania non esiste” e ancora “La padania è come Ocopoli (Paperopoli, nda.), Disneyland e Topolinia”. Bossi, sconvolto dalla contestazione, ha dato dei “disgraziati” ai manifestanti e ha urlato a squarciagola: “L’Itaglia la vogliono solo i pochi rimasti, non c’è speranza per i tricoloristi che perdono tempo, perché vengono forze potentissime che non vogliono l’Itaglia ma la Padania”. Al contrario del suo sodale di merende e di bistecche d’orso sulla piastra, che risponde al nome di Silvio Berlusconi, che è vivo, vegeto, comanda a bacchetta le sue truppe cammellate e ordina a Cicchitto (2232) di rompere i coglioni a Mario Monti mentre si trova con Obama, Bossi ci appare ormai come un fossile, ciò che resta di un antico armamentario agricolo paragonabile a un aratro prima dell’avvento del vomere. Definirlo demodé, antico, vetusto, obsoleto, claudicante reperto di archeologia politica, ci sembrerebbe comunque di aggettivarlo mentre Bossi non lo è, aggettivabile. Il Senatur è stato ed è un bluff, un trucco da baro in un paese che non si vergogna di averlo fatto restare al potere per vent’anni. Una repubblica figlia del pensiero dei Gramsci e dei Gobetti, dei Togliatti e dei DeGasperi, dei Moro e dei Berlinguer che all’improvviso scopre il federalismo non di Carlo Cattaneo ma di Gianfranco Miglio, il professore che insegna a Bossi l’abc del pensiero e lo riveste di politica d’accatto, perché un allievo della Scuola Radio Elettra, con tutto il rispetto che merita una storica istituzione didattica per corrispondenza, tutto potrà mai essere meno che un politico, come un Nobel che non potrebbe mai vincere i cento metri alle Olimpiadi. E così, fra uno sventolare di bandiere bianco-verdi e un rutto, un vaffanculo e un insulto spicciolo, ieri si è consumato solo l’ultimo dei rituali leghisti: l’inaugurazione di un viale a un’entità che non c’è. Lo abbiamo sempre detto, Bossi è un personaggio virtuale sì, ma da incubo notturno dopo una scorpacciata di pizzoccheri.Magazine Politica
Un vetusto armamentario agricolo di nome Bossi inaugura Viale Padania. Si trova vicino a Vicolo Corto, parallelo a Viale della Vittoria.
Creato il 02 aprile 2012 da Massimoconsorti @massimoconsortiPossono interessarti anche questi articoli :
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