Recensione
Mi era già capitato con altri libri della stessa autrice di non riuscire a entrare subito nel mood adatto.
In effetti Banana Yoshimoto ha uno stile molto semplice, forse anche troppo - questa è una caratteristica che ho trovato in diversi autori del Sol Levante: che sia una diversità tipica dal modo di raccontare degli occidentali? - , tanto da rasentare a volte la banalità e farmi chiedere: ma perché lo sto leggendo?
In questa raccolta di piccoli brani, al massimo poche pagine, il tema centrale è nella ricerca che, in ultima analisi, rende ogni viaggio una forma di scoperta.
Probabilmente il viaggio deve avere un significato particolare per un popolo tradizionalmente abituato all'isolamento come quello giapponese, almeno fino alla generazione di Yoshimoto: fa impressione vedere che anche gli ultimi decenni, quelli dell'Impero di Hirohito, vengono nominati con il nome di epoca Showa, secondo la consuetudine.
Nei viaggi Banana Yoshimoto trova un'occasione particolare di apertura verso la diversità, e uno di questi aspetti prende la forma della diversità di cibi e alimenti. I viaggi - e una delle mete privilegiate manco a dirlo è proprio il Belpaese - sono il momento in cui si ha l'opportunità di aprire i propri orizzonti culturali e i gusti verso qualcosa di nuovo e inaspettato.
Ma soprattutto i viaggi sono il momento in cui si riesce maggiormente a compiere quell'operazione che secondo la scrittrice è capace di dare un senso alla vita: si creano i ricordi.
Attraverso i viaggi, attraverso il cibo, attraverso i percorsi e gli incroci delle vite che si incontrano e si incrociano i ricordi collegano passato e presente e rendono possibile sperare in un futuro: diventano spunto per riflessioni pacate sulla condizione delle donne giapponesi e dei giovani, nel rapporto tra tradizione e cambiamento, sulle relazioni tra gli individui, sulle amicizie e sugli affetti.
Una maglietta ormai logora dagli anni e dai viaggi dovrebbe essere buttata, ma non fa nulla, è un ricordo di percorsi e di contatti umani, va mantenuta. Le piante coltivate in casa e in giardino sono testimoni di un impegno e di un progetto, hanno un valore proprio che va oltre la decorazione. Un cane può essere un compagno di vita, di una parte di quel viaggio che è la vita e anche accompagnarlo verso la morte, per quanto possa essere doloroso, è un compito che vale la pena compiere, in memoria di quei ricordi di cui ci ha reso partecipi.
Così vale anche per i ricordi che tornano dal viaggio ormai trascorso, un primo amore, un'amicizia più importante anche di quel primo amore, un datore di lavoro che ricorda un tempo passato, tutto sommato felice nella sua semplicità, un vecchio professore che si va a salutare in previsione di un distacco che non tarderà troppo ad arrivare, illuminati dalla consapevolezza, tutto sommato tanto semplice da rasentare la banalità, che ogni singolo giorno è un dono e un viaggio insieme.
Tutto questo riassunto in uno stile semplice che testimonia un'intenzione iniziale, nei confronti della vita, altrettanto semplice:
"Un viaggio, per quanto terribile possa essere, nel ricordo si trasforma in qualcosa di meraviglioso".
Giudizio:
+4stelle+Dettagli del libro
- Titolo: Un viaggio chiamato vita
- Titolo originale: Jinsei no tabi wo yuku
- Autore: Banana Yoshimoto
- Traduttore: Gala Maria Follaco
- Editore: Feltrinelli
- Data di Pubblicazione: 2006
- Collana: Universale Economica
- ISBN-13: 9788807702242
- Pagine: 186
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 13,00