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Un vulcano a Spoleto? Acqua a 50 gradi da un pozzo domestico

Creato il 08 dicembre 2015 da Berenice @beneagnese

"Correte gente che a Spoleto c'è un vulcano, la lignite chiappa (prende) focu, Monteluco armane in pianu. Io me ne vado in Francia, in Svizzera e un po' più in là, basta che non ce intertichi (che la terra non tremi) che do' se sta se sta."

Il detto popolare sembra calzare bene con il mistero di questi giorni che investe Spoleto, alle prese con un caso molto particolare.

Nella cittadina umbra il sottosuolo ribolle ed è causa di forte apprensione, da quando in un pozzo domestico della frazione di San Martino in Trignano il 6 dicembre si è scoperto che l'acqua ha una temperatura di 50 gradi centigradi e che nei pozzi delle abitazioni vicine l'acqua è tiepida.

Tutto è accaduto durante un attingimento: sollevato il coperchio del puteale è fuoriuscita una nuvola di vapore.

L'allarme è scattato immediatamente. L'Enel ha subito verificato che sul posto non ci sono dispersioni di energia elettrica, l' Arpa e la Forestale che hanno eseguito campioni da analizzare, daranno conto dei risultati entro una settimana.

Intanto il sindaco di Spoleto Fabrizio Cardarelli, in collaborazione con la responsabile della protezione civile comunale, ha emesso un' ordinanza che vieta il prelievo dell'acqua nell'area di 200 metri. La situazione è al vaglio del servizio geologico regionale e della Protezione civile nazionale.

La zona di San Martino in Trignano è classificata di media-alta sismicità, vi è presente un esteso giacimento di lignite (attività estrattiva delle miniere di Morgnano) e nei pressi sono presenti affioramenti vulcanici risalenti a centinaia di migliaia di anni fa.

Alcuni abitanti sostengono che già dopo il terremoto del 1997 per diversi mesi una famiglia della vicina frazione di San Brizio ha avuto acqua calda naturale.

Il dottor Federico Famiani, responsabile dei giovani della Società geologica italiana e membro dell'associazione GAIA, spiega la conformazione dell'area:

"Nei pressi di San Martino in Trignano, a Colle Fabbri, sono state rinvenute delle rocce molto particolari ( vedi foto) oggetto di studi petrografici e geochimici dalla controversa interpretazione.

L'affioramento in questione ha una superficie piuttosto limitata ed è caratterizzato da una roccia con struttura vescicolata con piccoli vuoti. I terreni di natura argillosa nei dintorni di Colle Fabbri presentano chiazze piuttosto estese arrossate. Le due interpretazioni che si contrappongono sono:

a) origine magmatica del deposito, dicco subvulcanico a composizione euremitica di un'età di circa 500.000 anni (Stoppa 1998).

b) prodotto di trasformazione: nell'area affiorano potenti depositi argillosi che contengono banchi di lignite, uno dei quali affiora proprio nei pressi di Colle Fabbri. La roccia in questione quindi non è altro che il prodotto di trasformazione termica di materiale argilloso e marnoso dovuto al calore sviluppatosi per autocombustione della lignite.

Solo il risultato delle analisi dell'acqua e l'individuazione delle sostanze in essa disciolte potranno spiegare la causa dello strano fenomeno di riscaldamento dell'acqua rinvenuta nei pozzi".

Quindi le ipotesi formulabili sono due:

  • Autocombustione della lignite nel sottosuolo che è già documentata nell'area e in altre situazioni geologiche simili;
  • Precursione sismica: il riscaldamento di acqua nei pozzi e nelle sorgenti è uno dei fenomeni attualmente noti capaci di preannunciare un terremoto.

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