Strumentalizzare l’alcol e trasformarlo nell’unica arma a disposizione contro un’invasione aliena era in effetti spunto ancora inedito, a brevettare l’idea ci pensa quindi lo sceneggiatore Kevan Lehane con una storia semplice semplice di una stirpe marziana, mortalmente allergica al liquore, che ha la sfortuna di voler conquistare un paesino dove vivono una manciata di alcolizzati irlandesi. Con una simile base era impossibile non mettere in piedi una commedia horror sulla scia, ovviamente, di Shaun of the Dead, e infatti Grabbers non cerca nemmeno una qualche profondità nella scelta del più classico assedio romeriano, ma ha dalla sua una carica comica che, sinceramente, non si sentiva proprio dai tempi del film di Edgar Wright.
C’è poco da dire, Grabbers fa morire dal ridere, una constatazione magari stupida ma che in nessun altro modo rende realmente l’anima del film: protagonisti irresistibili sia nelle loro versioni normali sia, soprattutto, nei loro deliri alcolici, un insieme di situazioni che creano gag clamorose, e un’infinita sequenza di battute e invenzioni etiliche, una volta capito il meccanismo per sconfiggere gli alieni, nella lunghissima parte del pub, che bene o male occupa due terzi della pellicola. È un’ironia vivace e spumeggiante, che non trova mai pausa nel suo affidarsi quasi totalmente alle varie caratterizzazioni dei personaggi, i loro variopinti modi di fare diventano infatti vero e proprio traino della pellicola, e non bastano che pochi sguardi e una mezza espressione per renderli simpatici e carismatici.
Orrorificamente parlando, Grabbers si difende bene, il bestiario è ispirato più nella scala delle dimensioni che nella scelta anatomica della razza extraterrestre, e il gigantesco cumulo di tentacoli lovecraftiani, becchi e zanne della creatura che assedia i protagonisti funziona egregiamente seminando morti variopinte e sanguinolente, dirette con piglio dinamico e movimentato da Jon Wright. Chiaro, non c’è molto altro, l’assedio segue il più tradizionale degli schemi, così come la breve sequenza di misteri che porta all’inevitabile, strampalata verità, tutto insomma è ampiamente prevedibile ma, nel suo essere palesemente elemento di contorno alla valanga comica, è assemblato con cura nel disegno dei personaggi, nella gestione dei dialoghi, nel crescendo rapido e coinvolgente.
Ottimo per quanto sa offrire, a Grabbers manca forse quella marcia in più, qualcosa di più sostanzioso e potente nella sua anima fantahorror, che avrebbe potuto renderlo un nuovo tassello, in qualche modo fondamentale, nello sviluppo del genere, come lo fu a suo tempo Shaun of the Dead. Resta comunque una pellicola esilarante, a tratti da mal di pancia, da prestarsi felicemente a una visione dopo l’altra.