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Un Woody Allen ritornato alla magia di un tempo grazie alla fascino di Parigi
Creato il 02 dicembre 2011 da PersogiadisuoSe ti piace guarda anche: Manhattan, Vicky Cristina Barcelona, La rosa purpurea de Il Cairo, 2 giorni a Parigi DATA DI USCITA ITALIANA: 2 DICEMBRE
Uno sceneggiatore hollywoodiano (Owen Wilson) è a Parigi con la fidanzata (Rachel MacAdams): lui un aspirante scrittore, sognatore e intellettuale, lei una donna pragmatica e viziata. Una notte, a mezzanotte, un’auto d’epoca porta il protagonista in un viaggio nel tempo, e per lui sarà l’inizio di una consuetudine che ripeterà per diversi giorni e che gli permetterà di capire molte cose. La trama l'avevo già anticipato nei dettagli a maggio, quindi non mi dilungo oltre.
Non è una storia particolarmente intricata o originale, la fotografia (del Darius Kondhj di Seven, La nona porta, Funny Games, Evita) è deliziosa ma non stupefacente, così come la colonna sonora. Ciò che parzialmente delude sono però la sceneggiatura e la direzione degli attori, più che ottime, ma essendo due arti in cui Allen ha eccelso era lecita aspettarsi di più.
Il film è scritto benissimo infatti, ma non ci sono battute fulminanti o particolarmente divertenti, come era successo per esempio in un film non troppo lontano come Basta che funzioni. E non c’è nessuna performance da Oscar nell’ultimo film del regista che ha fatto vincere il più alto numero in assoluto di premi ai propri attori. Eppure è tutto delizioso, piacevole, magico. Senza aver realizzato un capolavoro Woody Allen è riuscito in imprese difficili da trovare altrove: è stato in grado di raccontare il suo amore per Parigi, per la letteratura, per l’arte e per il cinema e ciò traspare da ogni inquadratura. In un anno in cui grandi maestri, più giovani di lui, hanno deluso (Almodovar, Cronenberg, Polanski, Von Trier), Allen dimostra ancora una volta grandissima vitalità nonostante l’età, riprendendo dal non riuscito Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni. Così, dopo un’amara tetralogia londinese e un caloroso inno alla vita ambientato a Barcellona, Allen firma un film ottimista tramite una lettera d’amore per una Parigi mai così da cartolina eppure tutt’altro che irritante o banale, perché Parigi è una cartolina, un posto magico in cui tutto può succedere. Come incontrare una serie di personaggi illustri del passato, da Hemingway (ottimo l'imponente Corey Stall), a Gertrude Stein (strepitosa Kathy Bates trilingue), Dalì (spassoso negli eccentrici panni di Adrien Brody), Picasso (Marcial Di Fonzo Bo ) e la sua amante Adriana, intepretata da una come sempre meravigliosa e radiosa Marion Cottillard, il cui sorriso è pura magia. Tra gli attori anche Michael Sheen nei panni di un pedante americano e Carla Bruni, alla quale, a sorpresa, è affidata la battuta-summa del film: “Il fatto che Parigi esista e che qualcuno scelga di non viverci rimarrà sempre un mistero per me”. Impressionante la somiglianza della voce di Wilson con quella di Allen e ancor più impressionante che il regista abbia preteso o permesso che l’attore lo imitasse a tal punto per mettere in scena questo suo ennesimo alter-ego. Geniale l’idea che il nostro protagonista dal futuro suggerisca a Buñuel la trama de L’angelo sterminatore, il tutto poi davanti a uno struzzo che rimanda a Il Fantasma della Libertà: una scena per intenditori che mi ha procurato pura goduria. Dopo tanti anni passati a seguire il cinema di Allen, questo film sembra un dono che ha voluto gentilmente concedermi, in quanto in questa pellicola c’è quello che voglio, vorrei, sono e sogno e vedere tutto racchiuso in unico film è qualcosa di indescrivibile. Come giudicare dunque un film così? Tecnicamente più che discreto, emotivamente da 10 e lode.
VOTO: 8-
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