Magazine Diario personale

“Una bella occasione”

Creato il 29 settembre 2012 da Povna @povna

E’ uscito, infine, il bando del concorso a cattedre. E – come annunciato, previsto, scritto (era successo anche nel 1999, nel 1990, nel 1985 e chissà poi quando) – si è mobilitata l’ondata di polemiche precarie.
La ‘povna, come aveva promesso, ha evitato di entrare nel merito prima di leggere parole scritte. Ma, ora che le carte sono scoperte, è venuto il tempo di commentare.
Si schiera, senza esitazione. Il concorso si doveva fare, e presto. Ché la modalità di accesso controllato della SSIS (brutta o bella che fosse, nelle intenzioni del ministro) è rimasta purtroppo sommersa (e la fitta schiera di poveretti che non vivono altra colpa se non quella di essere nati troppo tardi è lì a provarlo) nelle pastoie di quella messe di gente che, proveniente dalle sedi più disparate (e anche lontane nel tempo) è stata aggiunta allegramente alla lista. Svuotando di fatto dall’interno il senso stesso della “Scuola di Specializzazione”. La ‘povna su questo non si sofferma troppo. Rimanda qui chi avesse interesse a approfondire (in specie nei commenti), e passa oltre. Perché ciò che la interessa è altrove.
Concorso sì, per lei, dunque. Ma ci sono comunque delle avversative dietro l’angolo. Per esempio, era proprio il momento migliore per farlo? Probabilmente, no. Anzi. Quasi certamente. La spiegazione che lei si dà è quella di una scelta di azione contro una di stallo. Una motivazione che, di per se stessa, è sempre e comunque lodevole, in Italia.
E’ giusto che possano accedervi solo gli abilitati? Innanzi tutto, bisogna chiarirsi sulla programmazione del Ministro. Se questo è solo un primo concorso, diciamo così, propedeutico (a uno più ampio, urbi et orbi, previsto per il 2013), la cosa diventa assai più comprensibile. Giusto quindi che sia sottoposta a una nuova prova dopo oltre vent’anni, finalmente, quella massa di precari storici che la SSIS l’hanno vista solo con il lanternino e ancora ingombrano le liste. Meno per i Sissini, probabilmente, ché il loro diritto all’abilitazione l’hanno già pagato a caro prezzo, in termini di soldi e di studio. Vero è che così il ministro vuole (molto chiaramente) tornare a ribadire quel concetto per la ‘povna così ovvio: che l’abilitazione (cioè l’idoneità), di per se stessa, non garantisce proprio nulla, e può essere a scadenza. Una cosa che – giova forse ribadirlo – in Italia vige ovunque (e ovunque è accettata come ovvia) tranne che dai lavoratori della scuola. E allora perché con chi ha fatto la SSIS bisognerebbe essere più teneri? Si tratta forse di una preferenza ‘povnica? Nemmeno per sogno, ovvio. E’ solo che i Sissini sono gli unici che, meschinelli, per la lista non hanno combattuto, e nemmeno l’hanno scelta: perché il sistema della graduatoria eterna (che sarebbe però dovuta scorrere assai più alacremente) è quello che è stato proposto loro come unico possibile, quando si sono disposti a insegnare. Per loro, dunque, e solo per loro, non sarebbe stato corretto cambiar le carte in tavola. Ma, poiché in quelle “graduatorie permanenti a esaurimento” (si prega di apprezzare l’ossimoro) – che la ‘povna si ostina a chiamar liste – sono presenti anche un bel po’ di altri soggetti, l’unica possibilità era quella di trattare le mele e le pere come se fossero tutte e solo pesche, e andare avanti così, al meglio che si riesce a realizzare.
In ogni caso – come dice l’Amica Vicina (che, a differenza della ‘povna, è precaria, ma non ha buttato il cervello all’ammasso): “dal momento che nel mondo della scuola sono tutti virtualmente illicenziabili, se Profumo istituisce una ulteriore soglia prima di decidere chi lo Stato va a mettere in uno dei gangli più delicati della funzione pubblica in maniera permanente, c’è solo da brindare”.
Il concorso non permette, almeno a questo giro, di partecipare a chi è docente non precario (cioè a chi nella scuola ha già un posto): è giusto? Sì, anche questo ovvio. Tutti a lamentarsi dei pochissimi posti, ci manca solo che possano essere presi da chi nella scuola è già dentro. E, visto che il tempo, e l’occasione di prendere una cattedra l’ha già avuto (e perdipiù l’ha vinta), se non è quella che avrebbe preferito per questa tornata faccia i conti con la sua storia personale.
Va poi ricordato, come detto, che questo concorso dovrebbe aprire la strada a molti altri, almeno nelle promesse. Ed è poi questo il vincolo (come intuitivamente si comprende) che impone di spostare a quel futuro prossimo il giudizio complessivo su tutta la questione.
Però il bando (e la ‘povna viene così al titolo del post, e le sue considerazioni si fanno, da generali, autobiografiche) permette a una categoria di non abilitati di partecipare ugualmente alla selezione da concorso. Si tratta dei cosiddetti I.T.P. (Insegnanti Tecnico-Pratici), i docenti di Laboratorio nelle scuole tecniche, che – per accedere a una abilitazione nella materia in cui, da maturati, hanno acquisito una perizia – hanno bisogno solo del diploma.
Martedì scorso, dunque, la ‘povna stava scorrendo i fogli ministeriali avidamente. Legge quanto ha appena sopra scritto. Fa un salto. Torna indietro. Rilegge con attenzione. Corre sul sito del Miur, spulcia vecchi decreti, compulsivamente. Si ferma. Ricontrolla un’altra volta. Sorride. Prende il cellulare. Fa il numero. Lo chiama.
“Professoressa, che sorpresa: qual buon vento?”.
“Pronto, Calvin. Ti porto una notizia. Ti ricordi quando mi parlavi del tuo sogno?”.
Calvin resta senza parole. Non ci crede. Sorride per telefono. Poi sbotta:
“Ma che bella occasione, professoressa, grazie di avermelo detto. Se davvero posso, è certo che partecipo. Io da me non ci pensavo”.
Calvin occhi-acuti, con il suo sguardo sopra il mondo; Calvin che vorrebbe fare l’università, ma non ha soldi (e che dunque, per ora, è andato a lavorare al supermercato che assume gli studenti, a Castagnone). Calvin che ha concluso la maturità con un bel voto, ma che avrebbe potuto essere più alto. E – invece di andare a incolpare il mondo, i professori, l’Italia, il complotto metafisico (come pure sarebbe stato, almeno parzialmente, suo diritto) – è uscito dalla scuola a testa alta, dicendo: “Grazie a tutti, è andata benissimo. Se non è stato ancora meglio, è solo colpa mia, che il terzo anno ho fatto poco o niente. E so di volere, solo e tanto, festeggiare”.
La ‘povna sapeva che avrebbe reagito così, come ti sbagli.
“Un’occasione” – ecco che cosa è, il concorso (il quale, è bene ricordarlo, non annulla comunque, per un buon 50%, come da norma, le liste di reclutamento).
E le parole, limpide e rigorose, dell’ex-nocchiero dell’Onda fanno sembrare ogni altra considerazione insulsa e superficiale.


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