Magazine Diario personale

Una bici piena di ricordi.

Creato il 04 agosto 2014 da Tazzina @tazzinadi

Il tempo vola, ma Tazzina-di-caffè resta! Più che volare, qualche volta rallenta o cambia ritmo. Ma non conosco niente di meglio dei cambiamenti, nella vita. Ah no sì conosco qualcosa di meglio. La fedeltà (a se stessi e agli oggetti del proprio amore). La bici è una delle cose che amo di più, anche se la mia me l'hanno rubata e non ho ancora avuto il coraggio di ricomprarla, come anche i racconti. 
Ringrazio allora Mila Orlando per questa piccola deliziosa storia di bici e con lei ringrazio tutti gli amici di Econote.it che anche questo mese ospitano un post mio sulla decrescita e sul leggere i classici (e sì, se ve lo stavate chiedendo, c'entra sempre quel genio immortale di Italo Calvino). Auguro nel mentre buon viaggio a Marianna e Antonio, che seguo spesso su questo avventuroso blog
Stanno facendo il giro del mondo e sono curiosa di sapere cosa vedono intorno dentro e oltre il nostro globo terracqueo.
Quanto a me, sono sempre qui a scrivere e a pensare a cose nuove. Nel mentre, ci sono i miei raccontini su Acqua Naturale: bevetene che fa bene (nonostante l'estate più fredda del mondo). Sta diventando un bestiario e ne sono contenta!
 Per chi è in vacanza, tante cose belle. Per gli altri anche!  Buone letture!
Una bici piena di ricordidi Mila Orlando
Era una pigra domenica mattina di marzo, di quelle di passaggio tra il duro inverno e la timida primavera, quando in cantina trovò la vecchia bici di sua madre. Alla vista di quell’oggetto malandato e impolverato, i ricordi si sprigionarono nella mente. In pochi secondi tornò alla sua infanzia, quando la mamma la faceva salire su quelle due ruote, che avevano consumato il pavè di Milano, per portarla a zonzo per la città. Quanto le mancava la madre, pensò. E quei momenti di spensieratezza non erano più tornati.La sfiorò con la mano e i polpastrelli si colorano di polvere grigia, così la liberò da quell’incastro di scatoloni che popolava quel regno di storie inscatolate e la portò alla luce del sole in cortile. Era messa male, ma era ancora un oggetto bello. Conservava la bellezza delle storie vissute, come il volto di una donna segnato dalle rughe che alla bellezza aggiungono il fascino dell’esperienza.Il suo primo desiderio fu quello di salire in sella e farci un bel giro, ma le ruote erano sgonfie, i freni non andavano e i pedali erano ingolfati. Senza considerare che parte del telaio era arruginito. 'Peccato', pensò. Le sarebbe piaciuto utilizzarla. La primavera era alle porte e sapeva che andare in bici faceva venire il sorriso. Glielo ripeteva sempre sua madre.Poi un’idea le balenò nel cervello. Aveva sentito parlare di un meccanico di biciclette, che faceva miracoli. Gliene aveva parlato una sua amica e ormai era famoso per le strade di Milano, dove non passava inosservato con la sua ciclo-officina mobile. Dopo una rapida ricerca su internet, riuscì a fissare un appuntamento.Il responso fu positivo, la bici poteva ricominciare a pedalare. Lei e il meccanico fecero un accordo: lui avrebbe pensato alla parte meccanica mentre lei avrebbe riverniciato il telaio. Fu, anche quella, una bella sfida. Era una cosa che non aveva mai fatto, ma quella piccola azione che si riservava di fare nel finesettimana le stava facendo capire il valore del riparare le cose piuttosto che buttarle. Stava dando una seconda possibilità a un oggetto, che era stato molto importante per la persona che aveva più amato nella sua vita. Ritornare in sella le avrebbe fatto sentire ancora più vicino il ricordo di sua madre.Ci volle un po’ di tempo, ma alla fine il telaio fu completamente riverniciato e il meccanico aveva fatto la sua parte. La bici era come nuove. “Hai visto che potrai farla pedalare ancora? Se due ruote sono valide e fanno quello che devono fare, non c’è bisogno di comprare un mezzo nuovo”, le disse il meccanico mentre si congedava.Lei gli sorrise, ringraziandolo con un cenno del capo. In alto il sole splendeva e illuminava Milano, riscaldata dall’arrivo della prima. Era ora di salire in sella e pedalare. Lo fece e iniziò a sorridere, proprio come faceva sua madre. 'Sai bambina mia, è un bellissimo modo per sentirsi liberi'. Ed era così.
____________________________________--Questo racconto è liberamente ispirato all’intervista a l’Officina Ciclante contenuta in “Bike Marketing. Come la bici fa bene la business”, di Mila Orlando edizioni 40k

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