Magazine Diario personale
Un autore deve prima di tutto essere uno scrittore.
Direi che la mia giornata di ieri a #SalTo12 si può riassumere con questa frase. Ho nuovamente lasciato spazio all'improvvisazione e, in modo del tutto indipendente dalla mia volontà, ho assistito a tre incontri che in qualche modo mettevano al centro la figura dell'autore/scrittore.
Il primo è stato a Book to the future, dove Mauro Sandrini e Sergio Covelli parlavano di self-publishing. Ho già espresso la mia opinione in merito dopo Librinnovando, ma in questa occasione ho voluto ribadirla e mi è stato concesso l'onore di uno spazio su Minima&Moralia. Dopo l'incontro ho fatto una chiacchierata con loro, e ho espresso la mia idea secondo cui - al di là di ogni artificio, strategia o progetto - la prima fase del passaggio da scrittore ad autore è un'enorme fiducia in se stessi e nel proprio progetto.
Già, perché passare da scrittore ad autore non è così scontato. Negli incontri dove si parla di editoria si parla dell'autore come una figura quasi ininfluente nella filiera, che non partecipa (e in effetti non lo fa, salvo rare eccezioni) a quelle azioni di promozione editoriale che vanno al di là dei compiti istituzionali previsti dal contratto: presentazioni, firmacopie, interviste. E bon.
Allo scrittore interessa (e deve interessare) solo la scrittura, ciò che si muove nell'editoria non lo riguarda. Ma è davvero così?
Il secondo incontro è stata la presentazione del nuovo libro di Niccolò Ammaniti (per il quale non potrò mai smettere di ringraziare il divino Bot). Ammaniti ha letto un brano che ha fatto appassionare e ridere tutti, poi per quasi un'ora ha risposto a domande su come vive la scrittura, dove trae l'ispirazione e così via.
Ecco, il libro che Ammaniti presentava è una raccolta di racconti. Esattamente il genere di scrittura più ostile agli editori, quello che tanto non vende. Già, nessuno pubblica più racconti. A meno che chi li ha scritti non sia un autore di grande talento e che ha già pubblicato con un ottimo successo (che nella logica di mercato editoriale si traduce con: autore che venderebbe un botto anche se pubblicasse la lista della spesa). Un esordiente che prova a scrivere racconti è cazziato&mazziato in partenza. Come se la sottoscritta dovesse attuare un auto-stupro letterario storpiando L'uomo senza musica o qualche altro parto letteral-mentale fino a renderlo di una lunghezza accettabile perché lo si possa definire romanzo.
Va bene, un po' è un escamotage. La sottoscritta a volte pensa di essere biologicamente incapace a scrivere romanzi. Prima o poi ci riuscirò anche io, ma non è questo il punto. Il punto è che leggere racconti mi piace. Carver, Buzzati, la Paley, a modo suo anche Elizabeth Strout. Se è vero che il racconto è una scopata e il romanzo una storia d'amore, anche una scopata può rivelarsi interessante.
Se gli scrittori e gli editori non azzardano a investire su racconti validi (e in questo senso il digitale potrebbe dare un forte contributo) rimarremo sempre intrappolati in questo ginepraio.
Infine il terzo incontro: Apogeo che presenta la sua collana di #ebooksurf, alla presenza di alcuni guru del settore fra cui il mio editore Nicola Cavalli e uno dei miei miti per la formazione sui social media, Federica Dardi. Tante parole interessanti su come cavalcare lo tsunami dell'editoria: ebook, blog, social media, diritti, ricerca. Tante parole interessanti e una domanda: dove sono gli autori in tutto questo?
Già, dove sono? A me la scrittura piace. Ho frequentato con passione un corso di scrittura creativa, ho amici con cui mi piace parlare di ispirazione, personaggi e trama, penso che un giorno o l'altro inizierò a scrivere di più e magari anche a farlo sapere al mondo :)
Però mi piace anche l'editoria. Penso che al centro dell'editoria c'è sempre e comunque lo scrittore, perché senza il suo talento e la sua passione i lettori sarebbero disorientati. Ogni libro che leggiamo è frutto del talento e della passione di qualcuno. E mi chiedo come tante volte questo qualcuno possa non essere interessato ai grandi cambiamenti che stanno toccando il mondo che gli dà (più o meno) da mangiare. Uno scrittore ha il dovere morale di essere anche autore, non solo come titolo formale ma anche partecipando al dibattito che sta muovendo l'editoria attraverso i social media, i blog, gli incontri. Uno scrittore ha il dovere morale di sapere cosa sta succedendo e giocarci per arricchire il suo bagaglio. Giocare con il digitale, con i social network, aprire un blog e mettersi a nudo al di là del romanzo, poesia, saggio o racconto. Ecco, sarebbe bello che gli editori portassero di più i loro scrittori a scoprire questi mondi. Sapessero, che cose belle ci stanno dall'altra parte :-)
ps. oggi grandi eventi al Salone, date un'occhiata al mio cronoprogramma :)
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