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“Una canzone da orsi” di Benjamin Chaud, Franco Cosimo Panini

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

canzoneorsocopPer esperienza diretta so che ai bambini, magari a quelli non troppo piccini da poter essere disorientati, piace giocare ai piccoli detective con le illustrazioni di un albo.
Aguzzare la vista, cercare, indugiare, sbagliare, perseverare e poi, alla fine, trovare; oppure lasciarsi tentare dalle false piste, perdersi tra le figure, osservare i dettagli, saltellare tra i fili tesi di tante storie parallele…sono tutte attività importanti che aiutano a sviluppare i sensi e ad esercitare la fantasia.
E che permettono un uso alternativo – creativo e attivo – delle immagini, ben diverso da quello statico e passivo imposto dalla tv, là dove, oltre alla pecca della qualità non sempre eccelsa, è la velocità stessa dei videogrammi a non permettere agli spettatori di seguire i propri tempi e agire entro i propri spazi di osservazione.

A tal proposito è uscito in libreria per la casa editrice Franco Cosimo Panini, poco prima dell’estate, un piacevolissimo albo di gran formato che unisce una storia simpatica, semplice e spiritosa a splendide e ricche illustrazioni, zeppe di particolari, entro cui perdersi, restando saldi però ad un filo conduttore narrativo ben preciso.
Si tratta di “Una canzone per orsi” di Benjamin Chaud, un libro che, indubbiamente, non si accontenta di una sfogliata veloce e invita i piccoli lettori a qualche momento di indugio e di gioco in più.

Siamo quasi in inverno e un piccolo orso – curioso e, come tutti i cuccioli, poco incline ad abbandonarsi all’inattività forzata del sonno – al momento di andare in letargo si lascia distrarre dallo svolazzare tardivo di una minuscola ape.
Dove c’è ape c’è miele, come è ben noto. Ed è così che il piccino non ci pensa due volte prima di lanciarsi fuori dalla tana all’inseguimento del ronzante insetto.
Quando Papà Orso, già addormentato, si accorge di essere rimasto solo è troppo tardi: Orsetto è ormai lontano. Ma da bravo, apprensivo e premuroso genitore, l’animale si getta all’inseguimento e alla ricerca del figlioletto.
E così – via! – parte l’avventura che il piccolo lettore può seguire sulle grandi tavole le quali, con il breve testo relegato a poche righe in fondo, occupano quasi l’intera doppia pagina.

Dove sarà finito Orsetto? E dove starà andando, a passo svelto dietro la sua ape? Sarà’ divertente cercare entrambi, e non troppo facile individuarli, nel fitto della foresta prima e nel caos della città, poi.

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Spingendosi, insieme a Papà Orso, addirittura dentro il sontuoso ed elegantissimo palazzo dell’Opera, tra signore ingioiellate, gentiluomini in smoking, luci della ribalta e ballerine piumate.
Fino a scoprire che il divo della serata, stavolta, risulterà proprio e il grosso e peloso genitore!… Bhe, magari non per tutti, ma di certo sarà così per lo spettatore più importante…

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Un racconto tenero e garbato, sicuramente gradevole, anche se il punto di forza dell’albo, dichiarato e sbilanciato, è costituito dalle illustrazioni.
Si tratta in questo caso di uno sbilanciamento positivo perché, grazie alle immagini, la storia, che fa da canovaccio e da spina dorsale al libro, diventa anche punto di partenza per narrazioni parallele e giochi.
Si suggerisce infatti, ad ogni voltar di pagina, di cercare e trovare l’orsetto fuggiasco e l’ape svolazzante ma, oltre questi, il testo, ad una lettura non troppo veloce, indica altre piste, altri particolari da scovare, altre piccole chicche su cui posare lo sguardo e l’attenzione. Come i taglialegna terrorizzati in cima agli alberi, o il cartello pubblicitario raffigurante un orsacchiotto, come le ballerine in costume da scena nel camerino o la scala a chiocciola che si arrampica tra il meraviglioso e divertente spaccato del palazzo dell’Opera.

Una storia semplice, fuori, e tante piccole storie, infinite e nuove ogni volta, dentro. Come in un gioco di scatole cinesi dove appena aperta una c’è n’è sempre un’altra, più piccina ma non meno affascinante, ad attendere.

Con un libro così si può leggere, osservare, giocare e immaginare. Da soli o in compagnia di un adulto, con o senza suggerimenti.
Può diventare pretesto per sfide con mamma e papà o con gli amici (“vediamo chi trova…”), oppure territorio per fantasticare in solitudine, collegare personaggi, dettagli, minuzie che al primo sguardo, magari, non erano risaltate.

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Buffi e allo stesso tempo dotati di una loro, pur essenziale , raffinatezza, i disegni riescono ad essere ricchissimi senza diventare caotici (rischio piuttosto concreto e insidioso per immagini così particolareggiate, nel quale incorrono, a mio parere, altri albi del genere).
Lo sguardo è così libero di correre sull’illustrazione senza affaticarsi ma, anzi, godendone appieno e riuscendo con facilità a cogliere dettagli e sfumature.
Forse merito anche dei colori usati che risultano armonici e con un effetto leggermente retrò, grazie ad un sapiente uso di tinte nette accanto ad altre più morbide e sfumate, senza disdegnare il bianco e nero.

(età consigliata: dai 4 anni)

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