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Una Capitale senza controllo e – daje ar pizzardone -

Creato il 08 gennaio 2015 da Dfalcicchio

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Roma, dal corrispondente

Per fortuna, ci hanno pensato i vigili urbani con la loro protesta naif a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica su Roma, altrimenti qualcuno avrebbe potuto pensare che dopo le multe della Panda di Marino, i problemi ormai congeniti di bilancio, i mezzi pubblici che stentano e lo scandalo “Mafia Capitale”, tutto stesse andando per il verso giusto. Ma così non è. Almeno per il corpo dei Vigili Urbani della Città Eterna. Famosi per l’interpretazione che Alberto Sordi ne fece in uno dei suoi più celebri personaggi, vale subito la pena dire che non godono della stessa stima e simpatia di Otello Celletti. Ma questo ci può anche stare visto l’ingrato compito che il loro lavoro gli assegna. Quello che però dovranno spiegare è il perché di una protesta che ha cercato di mettere i bastoni tra le ruote ad uno degli eventi più importanti dell’anno per la città di Roma: il capodanno in piazza di centinaia di migliaia tra residenti e turisti. Evento in cui una grande capitale europea si gioca una fetta considerevole della propria immagine e che Roma ha fortunatamente onorato al meglio, nonostante le defezioni di cui stiamo parlando e quelle dei macchinisti ATAC che, per motivazioni simili, hanno fatto rallentare di molto il servizio della linea A.

I media e, soprattutto la politica capitolina e nazionale, hanno subito posto l’accento su come questo tipo di proteste siano assolutamente illegittime, e Renzi non ha perso tempo impugnando il suo smartphone per twittare sull’accaduto, promettendo (come è suo costume) una riforma anche per il pubblico impiego che permetta di intervenire su situazioni del genere. L’84% circa dei vigili, chiamati in servizio per la fine dell’anno, hanno disertato il lavoro presentando diverse giustificazioni tra cui certificati di malattia e donazione sangue. Passi per l’epidemia intestinale che può aver colpito un intero corpo di polizia, ma un’inspiegabile esigenza di carità cristiana che pervade un considerevole numero di vigili tutti insieme, proprio l’ultimo dell’anno, qualche sospetto lo solleva. Checché ne dicano sindacati e rappresentanti di categoria, anche in Vaticano si sarebbero insospettiti davanti a tanta bontà.

Il fatto è che a sentire le motivazioni che avrebbero spinto a questa protesta, i vigili non avrebbero tutti i torti. Tralasciando la questione della rotazione del personale – sulla quale potrebbero anche stracciarsi le vesti, ma resta pieno diritto del comando adottare una misura del genere e farla rispettare – ci sarebbero, infatti, una serie di situazioni che varrebbe la pensa fossero affrontate e gestite. Vanno, secondo Stefano Giannini segretario romano del Sulpl, dai turni stancanti causati dalla mancanza di personale, all’utilizzo di mezzi di lavoro non adatti, passando per un contratto che andrebbe aggiornato, per servizi molte volte offerti in manifestazioni “private” (partite di calcio ed eventi simili che distraggono personale, sottraendolo alle periferie e lasciando il solo centro presidiato), per finire in un rapporto – quello con il comandante del corpo – non proprio idilliaco. L’errore però, a nostro modo di vedere, risiede nell’aver lasciato che un’azione del genere fosse gestita di pancia, piuttosto che di testa. I sindacati, che ovviamente non potevano non sapere quello che stava accadendo, avrebbero dovuto prevedere anche una reazione muscolare tanto del Comune quanto del Governo. Se è vero che l’annullamento delle assemblee programmate proprio per il 31 ha fatto comunque in modo che, almeno in via formale, le sigle abbiano dimostrato responsabilità, lascia perplessi già il fatto di aver pensato ad un’eventualità del genere.

L’azione, presumibilmente, avrà come risultato una controparte molto più agguerrita di quanto non fosse il 30 dicembre, un fronte interno al corpo spaccato dal fatto che la protesta di pochi ha danneggiato tutti e un debito di immagine verso la cittadinanza che non farà altro che peggiorare la percezione dei vigili e oscurare le cause della protesta che, lo ripetiamo, potrebbero anche essere legittime e condivisibili.

Luca Arleo


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