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Una casa di biscotto e palline di gelato

Creato il 09 giugno 2014 da Eva Guidi

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Sono contenta!!! Si oggi posso dire di essere parzialmente soddisfatta, di avere la bocca un po’ meno amara; magra consolazione visto che si tratta di condivisione di sfighe ma, per lo meno, tutto ciò ci permette di scrollarci un pochetto dalle spalle l’etichetta di “pecora nera” della civilizzazione. Pizza, mafia e mandolino, l’Italia è da tempo la barzelletta d’Europa e, inutile dirlo, la fama di “arancinai” con la coppoletta ci segue affezionata anche oltreoceano. Io sono tutto fuorché patriottica, fiera della mia italianità e tendo a non sbandierare ai quattro venti la mia appartenenza ad un paese che negli ultimi anni mi ha semplicemente restituito secchiate di “fango”(usiamo questa metafora, che poco lascia comunque all’immaginazione); ci si lamenta della fuga di cervelli, dei politici corrotti, della crisi, del debito pubblico ai massimi storici e del bungabunga berlusconiano ma non prendiamoci in giro: l’italiano per sua natura e cultura è comodino e alla maggioranza piace di più aspettare con le membra al sole piuttosto che compiere la rivoluzione. “Mea culpa” dovremmo quindi gridare al cielo piuttosto che stagnare in scene melodrammatiche dall’alto di una Porche Cayenne! Però, e questo va detto, ho capito che in fondo tutto il mondo è paese! Nessuno ne è esente, dal torero al corridore dal sandalo bianco, tutti abbiamo i nostri altarini e panni sporchi, semplicemente a noi piace fare le cose in grande.

Ebbene si, anche la regina talvolta deve pestare qualche cacchina lungo la sua strada; credevo fermamente che la presenza di un trono, seppur affiancato, permettesse un controllo maggiore o per lo meno una sorta di soggezione volta alla rettitudine, ma mi sbagliavo alla grande: più ci si fa i fighi e peggio è. Michael Dobbs in “House of cards” mette in mutande la politica britannica e i suoi sotterfugi, tutti i meccanismi di una mente senza dubbio geniale, appartenente a FU, Francis Urquhart,il più stretto consigliere del primo ministro.

Noi ci lamentiamo di Berlusca? Vediamo il lato positivo, si è simpatici, gioviali, caciaroni: meglio una Minetti tettona che un Ministro musone e triste, un Vladimir Luxuria che fa tappa in ogni reality piuttosto che un mancato gobbo di Notre Dame con gli occhialetti e il riportino. Il sunto sta nel fatto che, schifo per schifo, arrivati ad un punto di non ritorno, forse è meglio possedere la consapevolezza di essere una barzelletta alla luce del sole piuttosto che coprirsi la bocca scandalizzati se un ospite arriva in ritardo al the delle cinque.

God save the Queen!



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