Nel mondo editoriale italiano è appena arrivata una novità ed è una novità. Letizia Bognanni, che fa parte della redazione del progetto, ha spiegato su SettePerUno l’idea di Demo Magazine: che si propone come una casa editrice ma non proprio, come una rivista ma non proprio, come un concorso letterario ma non proprio. Demo Magazine si presenta come valida alternativa ai sistemi di reclutamento dell’editoria letteraria tradizionale, e ha un progetto ambizioso che potrà venire alla luce soltanto col tempo. La responsabilità del percorso editoriale (dalla pubblicazione sul web alla rivista trimestrale, dalla rivista trimestrale al libro) viene messa nelle mani del potere di voto del lettore: diventando socio, il lettore avrà la possibilità di fruire di ogni contenuto del progetto, di finanziarlo attivamente, di partecipare eventualmente con la propria opera e – soprattutto – di influire sulla linea editoriale definitiva con il proprio stesso voto. L’idea mi piace molto e sono molto curioso di conoscerne gli sviluppi e di riflettere sui suoi primi frutti.
Ho chiesto ad Alessandra Libertone e Letizia Bognanni, parte integrante della redazione del progetto Magazine diretto da Vincenzo Merola, una riflessione su alcune questioni fondamentali. Il terreno di fondo di quei problemi è lo stesso terreno nel quale Demo Magazine viene adesso a collocarsi.
La Rete propone una nuova riflessione sul concetto di dono, relazione e comunità. Sembra che il lettore, oggi, circondato da un moltiplicarsi di voci, si risolva nell’essere più solo. Sono scomparse le comunità letterarie? Oppure ci troviamo in una fase di rimodulazione e riformulazione?
Siamo convinti che le possibilità offerte dalla rete per la condivisione di informazioni e la circolazione della conoscenza siano consistenti e in continua evoluzione. Community, social network, blog, sono spazi virtuali in cui è possibile socializzare e scambiare opinioni, ma non sostituiranno mai i tradizionali luoghi aggregativi. Il contatto diretto tra persone, la forza della parola, l’oralità, la carta stampata, con la loro materialità, ci riportano ad una dimensione più umana, fatta di sguardi, suoni, sensazioni che il web non riuscirà mai a ricreare. Condividiamo la tua riflessione relativa al senso di isolamento che a volte è possibile sperimentare in una dissonante polifonia di messaggi e nel bombardamento massmediatico al quale siamo sottoposti quotidianamente. Il nostro obiettivo è quello di contribuire a rompere le barriere che ci dividono, offrendo nuove possibilità di incontro e di cooperazione nel comune sforzo di riappropriazione dell’arte e della cultura.
È possibile una comunità letteraria in un contesto chiaramente deterritorializzato?
Per quanto forti, i legami tra comunità e territorio non sono più saldi come un tempo. Da un lato lo sradicamento dai luoghi di appartenenza ha prodotto fratture profonde nelle identità individuali e collettive. Siamo circondati da spazi non identitari, i cosiddetti “non-luoghi” di Augé, in cui masse indefinite si incrociano senza entrare in relazione. Tuttavia esistono e sono sempre esistite comunità fortemente aggregate dalla condivisione non di uno spazio fisico ma di ideali. Da buoni idealisti, ci avventuriamo speranzosi nella creazione di una comunità letteraria che si apre, dalla nostra piccola provincia, a tutto il territorio nazionale.
Con l’avvento delle nuove tecnologie, come è cambiata la fruizione del testo scritto?
Indubbiamente le modalità di fruizione sono cambiate in maniera radicale. Il testo interattivo scoraggia la lettura lineare e sta modificando progressivamente anche i modelli cognitivi e logici delle nuove generazioni. Sarebbe ingenuo ignorare una tendenza consolidata e inarrestabile. In ogni caso le modalità tradizionali di lettura consentono una fruizione del testo (in particolare del testo letterario) meno superficiale e più intima che la multimedialità solo in parte compensa con la stimolazione di un più ampio spettro sensoriale.
Qual è la collocazione dell’autore e dell’autorità in questo contesto?
Se per “autore” intendiamo “artista”, la sua collocazione resta quella privilegiata di agitatore di coscienze e creatore di sogni. Lo strumento attraverso il quale la comunicazione avviene può modificare in parte l’aspetto esteriore del messaggio, ma nell’epoca dell’apparenza, restiamo fermamente convinti che ciò che più ha valore sia il contenuto.
Qual è dal vostro punto di vista la relazione tra editoria tradizionale e web 2.0?
La ventata di novità portata dal web 2.0 ha trascinato con sé anche la spiacevole conseguenza di una spropositata e non sempre giustificata grafomania. La semplicità con cui è possibile offrire il proprio contributo all’accrescimento della enorme quantità di testi disponibili in rete ha costretto i lettori ad armarsi di senso critico e capacità selettive per difendersi dalla sovrabbondanza di scrittura. In questo contesto, la figura tradizionale dell’editore, che non era semplice tipografo ma scopritore di talenti, fa sentire la sua mancanza. Questo vuoto, nel nostro progetto, vuole essere colmato da una comunità consapevole, critica e attenta, che ha il compito di indirizzare le scelte editoriali.
Come nasce il progetto Demo Magazine e perché?
Demo Magazine è un network letterario che nasce come radicale alternativa ai modelli culturali imposti dalle logiche imprenditoriali dominanti. Finché saranno le classifiche, i media, le grandi case editrici a decidere cosa deve essere letto, non conterà il valore di un’idea ma il suo appeal commerciale. Non intendiamo stare al gioco di chi specula sull’arte e sulla cultura. Demo Magazine vuole coltivare un pubblico determinato a scegliere e offrire una reale possibilità di scelta. Autori validi, indipendenti e originali non mancano, ma quanti di loro vengono pubblicati? Nessuna casa editrice scommette su perfetti sconosciuti: piuttosto che investire sul talento, preferisce ripiegare sui successi facili e collaudati. Eppure non possiamo aspettarci che il cambiamento giunga dall’alto: la scossa deve arrivare dalla base. Se gli scrittori emergenti per primi non sono disposti ad aprirsi a letture alternative, da chi potrà mai partire l’impulso? Lo scrittore emergente vuole essere pubblicato, vuole essere visibile, vuole essere letto, ma spesso non fa nulla per sovvertire le logiche del mercato che non lo accoglie.
Qual è la novità che vorrebbe portare nel contesto di una letteratura che passa attraverso i nuovi media?
Demo Magazine vuole uscire dagli schemi creando una comunità di scrittori e lettori che condividano un progetto e un ideale letterario, e facendo circolare al suo interno, e poi anche all’esterno, una letteratura rinnovata, fuori dal sistema perché proposta e scelta dai membri stessi della comunità. Lo strumento che utilizzerà per questo progetto sarà una rivista realizzata direttamente dai lettori, i quali, oltre ad essere coinvolti nel processo creativo, saranno chiamati a esprimere la propria preferenza per un autore. Quest’ultimo grazie al contributo collettivo avrà la possibilità di essere pubblicato, e di vedere il suo libro raggiungere il pubblico che lo ha apprezzato attraverso le pagine del magazine.