Qualche settimana fa la sonda ha rivelato che la composizione dell’acqua della Terra e quella del ghiaccio (analizzato dallo strumento ROSINA a bordo di Rosetta) sono diverse e questo starebbe a significare che l’acqua sia giunta sul nostro pianeta non con le comete bensì con gli asteroidi. In più, gli strumenti hanno confermato che 67/P è una cometa polverosa, come si può notare dalle immagini pubblicate sul web dall’ESA. Le comete, infatti, viaggiano indisturbate attorno al Sole trasportando non solo ghiaccio, ma anche polvere e detriti vecchi come il Sistema solare stesso. Alcune immagini mostrano striature e macchie attorno al nucleo che probabilmente sono grani di polvere espulsi dalla cometa.
Immagine scattata dalla NAVCAM il 3 gennaio 2015. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM
Collage di 4 immagini della cometa scattate dallo strumento NAVCAM a bordo di Rosetta il 6 gennaio 2015. Crediti: ESA/Rosetta/NAVCAM – CC BY-SA IGO 3.0
La sonda è arrivata a 27,9 chilometri dal nucleo della cometa (a febbraio, l’ESA spera che la sonda sarà in grado di raggiungere la distanza di quattro chilometri) e si trova a 521 milioni di chilometri dalla Terra. Lo scorso 6 gennaio l’ESA ha pubblicato un nuovo mosaico di immagini creato grazie al contributo della NAVCAM, montata a bordo di Rosetta, a una risoluzione di 2,3 m/pixel.
Le immagini mostrano una vista unica sul lobo più grande (riquadri in basso) e su quelli più piccoli (riquadri superiori), riprendendo le diverse strutture che compongono l’oggetto, dalle regioni lisce con massi sparsi ai terreni più ruvida e complessi. Già ad agosto del 2014 VIRTIS, il Visible Infrared and Thermal Imaging Spectrometer (progettato dall’INAF-IAPS di Roma) aveva permesso ai ricercatori di affermare che in gran parte la cometa è ricoperta di un materiale scuro e polveroso, che è poi quello che, con l’avvicinamento al Sole, viene rilasciato in quantità sempre più grandi, fino a formare la famosa coda.
Uno strumento fondamentale per studiare questo materiale è il Micro-Imaging Dust Analysis System (MIDAS) che permette di misurare la velocità con cui la polvere arriva al veicolo spaziale e la dimensione dei granelli. Come funziona MIDAS? Molto semplicemente è come catturare delle zanzare: lo strumento è dotato di una superficie adesiva esposta su cui vanno a poggiarsi i granelli di polvere che poi vengono analizzati con un microscopio atomico. Il primo granello è stato osservato lo scorso novembre ed era molto più grande del previsto – circa 1/100 di millimetro di diametro – ma con una consistenza soffice e una forma non compatta, come ha detto Mark Bentley, principal investigator di MIDAS e ricercatore presso lo Space Research Institute (IWF) a Graz, Austria.
AL centro il granello di polvere analizzato da MIDAS. Crediti: Courtesy Mark Bentley
Ma non è solo MIDAS che si occupa dello studio della polvere cometaria. Un altro strumento dal simpatico nome è COSIMA, il Cometary Secondary Ion Mass Analyser, che – nello specifico – ha studiato un granello denominato “Boris” in cui ha identificato sodio e magnesio. Il magnesio non è una sorpresa nello spazio dato che il 95% dei minerali osservati nelle comete assomigliano a materiali comuni in meteoriti e nel mantello superiore della Terra. Il sodio era già stato visto nelle code delle comete, ma la sua origine è ancora incerta.
Il primo granello sul vassoio di COSIMA. Nel riquadro in basso a destra si vede “Boris”. Crediti: ESA/Rosetta/MPS for COSIMA Team MPS/CSNSM/UNIBW/TUORLA/IWF/IAS/ESA/
BUW/MPE/LPC2E/LCM/FMI/UTU/LISA/UOFC/vH&S
La missione Rosetta andrà avanti fino agli ultimi giorni di quest’anno, quando la cometa si troverà a 2 unità astronomiche dal Sole (il doppio della distanza Terra-Sole) nella fase di allontanamento. Gli esperti, però, ipotizzano che i pannelli solari di cui è dotata la sonda avranno energia per altre due unità astronomiche e ciò vuol dire che potremo seguire la cometa fino a metà 2016 per poi perderla del tutto. I tecnici sperano che nelle fasi di avvicinamento il Sole riesca a ricaricare le batterie di Philae in modo tale che si possa risvegliare e riprendere la sua missione, dato che adesso è in “stan-by” avendo esaurito la scorta di energia.
Rosetta in musica
Intanto gli amanti della missione continuano ad aumentare e i post su Twitter e Facebook ne sono la prova. Uno dei più appassionati, di certo, è Jonathan Blakeley, un giovane musicista di 26 anni che ha creato un intero album di musica orchestrale ispirato alla sonda dell’ESA e a ogni passo della missione, dal lancio fino all’atterraggio di Philae. Il progetto è stata realizzato grazie a una raccolta fondi lanciata sulla piattaforma Kickstarter. Qui potete ascoltare una delle bellissime tracce, quella sul decollo.
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Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni