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Se ti piace guarda anche: C’è chi dice no, Diverso da chi, Viva l’Italia, Mine vaganti. TRAMA "L’Italia è un paese bellissimo, non dovremmo andarcene" dice Serena, una ragazza abruzzese laureata in architettura e con diversi master e importanti carichi in giro per il mondo, che decide di tornare nel proprio paese e finisce così dalle stelle alle stalle, arrivando a svolgere più lavori per sbarcare il lunario, nessuno dei quali necessita delle sue qualifiche. Ma oltre alla mancanza di lavoro ciò che più la scoraggia è il maschilismo imperante di un mondo del lavoro che non vuole le donne. Meglio un idiota, ma maschio, che una donna competente, le dice una donna prima di un colloquio. COMMENTO
Parte molto bene questa commedia: ottima introduzione del personaggio che mira subito a suscitare l'empatia dello spettatore. La tenuta purtroppo non è uniforme e lo sviluppo di alcuni passaggi risulta discutibile, nonché l’abuso di alcuni cliché (sull’Italia provinciale e sugli omosessuali) è già visto e rivisto, ma Scusa se esisto ha il pregio di far ridere e nel mare di commedie italiane e non che a malapena riescono a strappare un sorriso è già tanto, tantissimo. E si sa, in tempi di crisi, ogni ventata di freschezza è oro colato. Il film è diretto da Riccardo Milani, marito della protagonista Paola Cortellesi, nonché già regista della serie tv di Raiuno Tutti pazzi per amore di cui troviamo anche lo sceneggiatore Ivan Cotroneo, regista di cui abbiamo apprezzato La Kryptonite nella borsa e sceneggiatore che ci aveva già fatti ridere con Mine vaganti. Ed è proprio a questo film che ci fanno venire in mente i siparietti queer ma è soprattutto della divertente serie tv di Raiuno che il film è debitore. Al team di sceneggiatori qui c’è però anche la stessa Cortellesi che scrive un film a sua misura: inutile aggiungere che ne è l’interprete perfetta. Perfetto nei panni dell’omosessuale Raoul Bova, vero e proprio uomo oggetto: e anche qui si tenta di ribaltare uno dei cardini cinematografici secondo cui è la donna a dover detenere tale ruolo.
Da apprezzare anche il lato sociale della pellicola, che mescola tanti, tantissimi, decisamente troppi temi di bruciante attualità: oltre alla centrale condizione lavorativa della donna in Italia, c’è molto spazio agli omosessuali, a dire il vero trattati da macchietta ma con qualche riflessione sull’omogenitorialità, e al degrado di alcune aree urbane, in questo caso romane. Il film è infatti dedicato all’architetto donna (e già, manca il termine al femminile!) che ha vinto il bando per occuparsi della riqualificazione del complesso edilizio romano chiamato il Corviale. Impegno sociale tanto, dunque, volontà di far ridere pure. E scusate se è poco. VOTO: 6,5
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