É stata scoperta nella polvere interstellare una molecola di carbonio dalla forma complessa, tanto da essere considerata uno dei mattoni delle molecole alla base della vita. É stata individuata dalla Terra, nella regione più ricca di stelle della Via Lattea, una nube gigante di gas nota come Sagittarius B2 (Sgr B2), grazie al telescopio Alma (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), come spiega lo studio pubblicato sulla rivista Science, coordinato da Arnaud Belloche del Max Planck Institute di Radioastronomia di Bonn.
Rispetto alle 180 osservate finora nello spazio interstellare, queste molecole ramificate sono diverse, perché più simili a molecole complesse, come gli amminoacidi, i mattoni delle proteine, trovati nei meteoriti che hanno colpito la Terra. In particolare, la molecola di cui si parla nello studio è l’iso-propilcianide (i-C3H7CN), che si trova in abbondanza nella polvere interstellare, ed è diversa dalle altre molecole a catena di carbonio osservate finora. La sua scoperta apre nuove frontiere nella ricerca e studio delle molecole complesse che si trovano nelle zone di formazione stellare, e fa prevedere la presenza di amminoacidi, il cui segno caratteristico è appunto una struttura ramificata.
Ogni tipo di molecola emette una luce con una propria lunghezza d’onda, una sorta di impronta digitale che le rende rilevabili ai radiotelescopi. Le molecole organiche scoperte finora nelle incubatrici di stelle avevano una caratteristica comune: ognuna ha una ‘spina dorsale’ di atomi di carbonio organizzati in una o più catene. Ma questa nuova molecola scoperta dai ricercatori è unica perché la sua struttura di carbonio si ramifica in un filamento separato. Ma non è solo la struttura della molecola ad aver sorpreso i ricercatori, quanto anche la sua abbondanza, che suggerisce che «queste molecole ramificate possono essere la regola, e non l’eccezione, nello spazio interstellare», commenta Robin Garrod, coautore dello studio. «Gli amminoacidi identificati nei meteoriti hanno una composizione che fa pensare che possano aver avuto origine nello spazio interstellare - aggiunge Belloche – Anche se gli amminoacidi intestellari non sono ancora stati rilevati, la chimica interstellare può essere l’incubatrice di una vasta gamma di molecole importanti e complesse che hanno trovato probabilmente il modo di arrivare alla superficie dei pianeti».
Fonte: Media INAF | Scritto da Adele Lapertosa